VERBANIA - 17-01-2023 -- L’avvocato delle Ong del mare contro la giornalista amata dalla destra. Ha travalicato i confini del web e dei social network, approdando in tribunale, la querelle tra l’avvocato siciliano Emanuela Lofaro e la giornalista e blogger Francesca Totolo (nella foto). La prima è parte civile nel processo per diffamazione aggravata che vede la seconda imputata insieme ad Adriano Scianca, direttore del quotidiano on-line “Il primato nazionale”, per fatti risalenti al 2018.
In un clima di forte contrapposizione -anche ideologica- sul tema dell’immigrazione e degli sbarchi di richiedenti asilo provenienti dall’Africa, a criticare le Ong che con le proprie navi recuperano i naufraghi salpati per l’Europa, ci sono partiti e movimenti sovranisti che hanno propri punti di riferimento giornalistici. Tra questi l’ossolana Totolo, 44 anni, che conduce inchieste giornalistiche, collabora con quotidiani e periodici ed è molto seguita in rete. È un’influencer che, nel luglio del 2018, posta un tweet in cui afferma che Anis Amri, terrorista tunisino accusato della strage di Berlino del 2016 (un camion travolse a un mercatino di Natale 68 persone, ammazzandone 12), ucciso a Sesto San Giovanni durante un controllo di polizia mentre era latitante ricercato, nella sua esperienza italiana aveva avuto come tutrice legale l’avvocato catanese Rosa Emanuela Lofaro, già difensore della Ong Open Arms (e della Sea-Eye), la cui nave Proactiva Open Arms fu sequestrata nel marzo del 2018 al porto di Pozzallo nell’ambito di un’indagine per l’ipotesi (poi caduta) di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.
Quell’accostamento su twitter fu seguito dalla pubblicazione, a firma della giornalista, di un articolo del quotidiano on-line “Il primato nazionale”, vicino a Casa Pound e diretto da Adriano Scianca, già responsabile della comunicazione per l’associazione di destra.
Quel “cinguettio” e quella notizia, denunciata come falsa dall’avvocato catanese -“non sono mai stata tutrice di Amri, ma solo difensore per un breve periodo”- ha portato a una querela per diffamazione, che s’è incardinata al Tribunale di Verbania perché è dall’Ossola che Totolo pubblicò il primo tweet. Con lei, a giudizio, c’è anche il direttore Scianca, accusato d’omesso controllo sulla pubblicazione dell’articolo.
Ieri il processo s’è aperto con la testimonianza della parte offesa. La legale siciliana ha chiesto un risarcimento danni di 50.000 euro, sostenendo d’aver subito un grave danno d’immagine per la vasta eco mediatica e di avere anche perso gli incarichi legali che aveva dalle Ong. Il procedimento è stato aggiornato al 13 aprile per i testi della difesa e all’8 maggio per discussione e sentenza.


