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antonio montani

VENEZIA - 10-01-2023 -- Prosciolto. È arrivata già in giornata, al termine dell’udienza tenutasi al Tribunale di Venezia, l’ordinanza di archiviazione del gip che scagiona l’architetto Antonio Montani dalla più infamante delle accuse: molestie sessuali. È l’ultimo atto d’una vicenda che, prima che giudiziaria, è tutta interna alla più grande e prestigiosa delle associazioni italiane, il Club alpino italiano. Dalla scorsa estate il verbanese Montani ne è presidente generale, “promosso” dopo essere stato vicepresidente. La sua elezione, risicatissima (ha vinto con 7 voti di scarto: 452 a 445) si chiude con le contestuali e immediate dimissioni dei due vicepresidenti. È il fatto che conclama quella lotta intestina costruita in gran parte sulle voci delle presunte molestie alle quali Montani avrebbe sottoposto una collaboratrice del Cai, sua dipendente.

L’episodio risale al fine settimana tra il 9 e l’11 settembre del 2021, quando a Venezia si tiene l’Ona short film festival, una rassegna cinematografica dedicata a natura, sport e montagna. Il vicepresidente è presente, così come la donna, dipendente con contratto a tempo determinato (rinnovato per un anno dalla presidenza uscente alla vigilia del voto), per una conferenza. Concluso l’evento, a distanza di qualche tempo l’impiegata presenta una denuncia contro l’architetto di Verbania che le avrebbe cercato di strappare un bacio.

Sul fronte penale l’indagine della Procura di Venezia sé conclusa con l’insussistenza delle accuse. È stato lo stesso pm titolare del fascicolo a chiederne l’archiviazione ritenendo il racconto non credibile e contraddittorio. La denunciante s’è opposta e ieri il procedimento è arrivato davanti al gip. Ascoltate tutte le parti in causa e letti i documenti depositati, il magistrato ha disposto l’archiviazione, chiudendo sul piano penale la vicenda. Restano gli strascichi interni.

Montani, che s’è sempre dichiarato estraneo ai fatti e che accoglie con soddisfazione l’esito di questa vicenda, era stato pesantemente e mediaticamente attaccato, anche con una lettera d’invito alle dimissioni firmata da una trentina di esponenti del mondo della montagna e della cultura, alla quale ha risposto mantenendo salda la sua decisione di restare al timone del Cai.

 


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