VERBANIA - 21-12-2022 -- La compagna aveva bevuto a dismisura, senza alcun freno, al punto da finire in coma etilico e da necessitare dell’intervento dell’ambulanza. Era stato il 118 a soccorrerla e a condurla al “Castelli”. È fuori dall’ingresso del Dea dell’ospedale, che il 1° giugno del 2021, sono accaduti i fatti che hanno portato al processo a carico di Driss El Anizi, 26enne italomarocchino conosciuto in provincia per una serie di reati tra cui furti e resistenza.
Il giovane, attualmente detenuto, voleva a tutti i costi entrare nel nosocomio a seguito della compagna. L’accesso gli era stato negato per le norme di contenimento della pandemia ma lui, con insistenza, aveva dapprima provato a infilarsi nell’ambulanza nella camera calda del Dea e, poi, era passato ai fatti, colpendo con un calcio all’addome e un cazzotto al volto un operatore di 52 anni del 118 e richiedendo l’intervento delle forze dell’ordine. Che, giunte sul posto, lo trovarono in possesso di un coltellaccio lungo 15 centimetri, che s’era portato appresso da casa. Per le lesioni aggravate, non tanto dalla prognosi di 5 giorni, ma dal fatto d’aver aggredito un operatore sanitario nelle sue funzioni, e per il possesso ingiustificato d’una arma da taglio, El Anizi è stato processato oggi a Verbania. Difeso dall’avvocato Roberto Gentina, in un procedimento con rito abbreviato è stato condannato a 8 mesi e 800 euro di ammenda. Dovrà anche risarcire di 1.300 euro, più le spese legali, l’operatore del 118 che s’è costituito parte civile con l’avvocato Gabriele Zacchera.


