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cassazione

VERBANIA - 10-12-2022 -- Ci sono voluti sei anni e tre gradi di giudizio per chiudere la controversia legale per il morso di un cane. Il 7 luglio del 2016 un uomo -allora 39enne- di Villadossola stava portando a spasso per il paese il suo animale domestico, un dogo argentino, molossoide inserito qualche anno prima dal ministero della Salute nella lista delle razze ritenute pericolose in caso di aggressione. Lungo la via incontrò un conoscente che stava spazzando per terra contro una scopa. Il cane lo morse al gomito, provocandogli lesioni giudicate guaribili in pochi giorni. Nel denunciare il fatto, il ferito spiegò che il cane era libero da guinzaglio, circostanza smentita dal proprietario, poi finito a processo per lesioni colpose. In primo grado il giudice di pace l’ha condannato a 300 euro di multa e al risarcimento di 350 euro alla parte civile. Nel successivo giudizio d’appello, davanti al giudice monocratico di Verbania, la sentenza è stata confermata. Arrivato in Cassazione, il procedimento ha avuto responso definitivo con la dichiarazione di improcedibilità. Nel contestare la sentenza di secondo grado, l’appellante ha sostenuto che non fosse stata tenuta in considerazione la sua tesi secondo cui il cane scattò improvvisamente perché la persona morsa lo colpì con il bastone della scopa. Oltre a sottolineare che la Cassazione si limita a vagliare questioni di diritto e non la ricostruzione dei fatti, gli Ermellini hanno ritenuto comunque logico il pronunciamento del Tribunale, rimarcando che l’unico a riferire questo fatto è stato l’imputato.

 


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