VERBANIA - 25-11-2022 -- Assolti da ogni accusa con formula piena. È stata la deposizione del medico legale, perito scelto dal tribunale, a fugare ogni dubbio: non ci fu alcuna circonvenzione di incapace. Risalgono al 2018 le disavventure di una coppia di coniugi del basso Verbano i quali, diventati vicini di casa d’una anziana che, dalla Svizzera, era tornata in Italia per trascorrere la vecchiaia accanto ai nipoti -i parenti più prossimi che ha- furono accusati da questi ultimi di averla circuita, facendosi consegnare più di 20.000 euro. Il denaro, in effetti, era transitato dal conto della signora al loro ma, così hanno sempre sostenuto, era stata una donazione. Il rapporto, infatti, era diventato qualcosa di più di quello di vicinato: la aiutavano nelle incombenze burocratiche, la seguivano, facevano compere per conto suo e l’anziana, che li aveva più vicini dei loro parenti, li aveva voluti premiare.
Del resto il perito ha categoricamente escluso che la donna, che ora si trova in casa di riposo, avesse problemi di salute tali da renderla incapace di intendere. La trasandatezza dell’abitazione e della persona non erano riconducibili –ha detto– a carenze cognitive e, quindi, in assenza di questo presupposto, è venuto meno il teorema della Procura, secondo la quale c’era stata la circonvenzione.
Al termine del dibattimento è stato lo stesso pm Chiara Radica a chiedere l’assoluzione, quantomeno con la formula dubitativa, per la mancanza di prove. Il giudice, invece, li ha assolti con formula piena.


