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VERBANIA - 24-11-2022 -- Un (doppio) guasto del macchinario o la malizia dell’automobilista che voleva sfuggire all’alcoltest? È questa la domanda alla quale il Tribunale di Verbania deve dare una risposta nel procedimento penale che vede alla sbarra, con l’accusa di guida in stato di ebbrezza, un 38enne cusiano. Già sorpreso in altre occasioni al volante con un tasso superiore al consentito, nel tardo pomeriggio (erano circa le 17,30) del 1° dicembre del 2021 ebbe un incidente autonomo a Casale Corte Cerro.

Il mezzo del quale era ai comandi aveva urtato tre auto in sosta e s’era ribaltato in mezzo alla strada. Era intervenuta la Polstrada e, dallo stato del conducente, aveva dedotto che fosse ebbro. Per questo gli agenti lo sottoposero al test precursore, che risultò positivo con tasso di 1,21 grammi per litro. Era necessaria una seconda prova di conferma che, dopo svariati tentativi, non si riuscì a portare a termine. L’automobilista soffiò per 13 volte, ma la macchina restituì altrettanti messaggi di errore: volume insufficiente, test inconcludente, non portato a termine.

Furono chiamati i carabinieri, che alle 20,30, arrivarono sul posto e iniziarono da capo la procedura, con numerose altre prove. Il precursore segnò 1,10 grammi per litro ma, nuovamente, le successive misurazioni non andarono a buon fine.

Le forze dell’ordine, ritenendo che due apparecchi guasti contemporaneamente non fossero una coincidenza, conclusero che la colpa era dell’automobilista che, volutamente, non soffiava la giusta quantità d’aria utile a leggere il dato; e che, con il procedere dei tentativi, il macchinario avviava un ciclo di autolavaggio che lo bloccava.

Per questo, dopo circa quattro ore, la polizia si risolse a chiudere il controllo e ad archiviarlo come rifiuto a sottoporsi all’alcoltest che, per il codice penale, vale come guidare con la soglia massima di alcol nel sangue.

Di fronte a questa accusa l’automobilista, assistito dall’avvocato Gabriele Pipicelli, si difende invocando la buona fede e dando la colpa agli etilometri e alle condizioni climatiche in cui sono stati fatti funzionare. La tesi difensiva è che quel giorno faceva troppo freddo e la temperatura era al di fuori di quella prevista dal manuale per il corretto funzionamento dell’apparecchio. Il procedimento è stato aggiornato a febbraio per discussione e sentenza.

 


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