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VERBANIA - 22-11-2022 -- Era il mese di giugno e il caldo consigliava ai poliziotti di tenere aperte le finestre del commissariato di Omegna dalle quali, passata la mezzanotte, gli agenti di turno sentirono provenire grida indistinte di alcune persone che stavano litigando. Poco dopo arrivò la chiamata dal centralino del numero d’emergenza che inviava una pattuglia nelle vicinanze per una presunta rissa. In strada i poliziotti trovarono quattro persone, due uomini e due donne intenti a discutere animatamente. Gli uomini erano soggetti noti alle forze dell’ordine per precedenti interventi. Riportata la calma nel gruppo, i protagonisti dell’alterco furono indirizzati alle rispettive abitazioni. Tutto sembrava risolto se non che, a distanza di poche decine di minuti, giunse una seconda telefonata per una lite domestica. Era una delle donne di prima, che segnalava la presenza molesta di uno di quei ragazzi, un cittadino di nazionalità marocchina. La polizia lo trovò nascosto nel sottotetto dell’abitazione e lo condusse in strada per quietare gli animi e per condurlo poi in commissariato. Fu lì che reagì prima sputando in faccia a un agente per poi sferrargli un pugno che gli provocò una ferita al labbro, ben visibile nel sangue che impregnò la mascherina.

Per quell’episodio il marocchino è stato processato e condannato dal Tribunale di Verbania a 13 mesi di libertà controllata. Dovrà risarcire di 500 euro il poliziotto e pagargli più di 2.000 euro di spese legali.

 


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