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VERBANIA - 12-11-2022 -- L’ultima parola spetterà ai consulenti tecnici, ai dottori che hanno esaminato la cartella clinica e ricostruito, sul piano medico, che cosa accadde in quei due travagliati giorni in cui la gravidanza terminò anzitempo con la morte del bambino e con la mamma, in pericolo di vita, operata d’urgenza al Dea del “Castelli”.

18 gennaio 2023 è la data della prossima udienza del processo a carico di Marta Campiotti, la 66enne ostetrica varesina accusata di omicidio e lesioni colpose in concorso con una collega di 33 anni (Cristina Clerici, che ha patteggiato un anno) per i fatti accaduti a Verbania tra il 27 e il 28 novembre 2017.

Le due, ostetriche private che frequentano la “Casa di maternità Monteallegro” di Induno Olona, incontrarono la gestante, una donna di 34 anni che già aveva avuto un figlio con parto cesareo e voleva che il secondo nascesse in maniera naturale, per seguirla nella gravidanza che -su consiglio del ginecologo di fiducia- sarebbe dovuta avvenire all’ospedale di Varese per ragioni di sicurezza.

Il nome di Campiotti, professionista molto nota, era arrivato alla coppia tramite il passaparola delle mamme d’una associazione di Verbania. A lei i coniugi s’erano rivolti per essere accompagnati dal domicilio (un appartamento nel centro di Intra, non raggiungibile in auto e privo di ascensore) all’ospedale in sicurezza, dal momento che il marito non può guidare.

Presi gli accordi del caso e concordata una tariffa di 1.000-1.500 euro, la coppia attendeva il termine della scadenza. Ma la gravidanza accelerò e la donna, che stava male, chiamò l’ostetrica. Contattata la mattina, nel pomeriggio del 27 novembre Clerici si decise a raggiungere Verbania. Rassicurò la partoriente e stette in casa con lei tutta la notte. Al mattino la situazione precipitò e l’ostetrica, anziché chiamare l’ambulanza, accompagnò la mamma in ospedale, dove poi sopraggiunse anche Campiotti. Il bambino era già morto nel grembo materno e la donna fu operata d’urgenza per la rottura dell’utero.

Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Anna Maria Rossi, il comportamento di entrambe le ostetriche fu negligente ed avvenne in concorso tra loro. Nella sua testimonianza Campiotti ha ricostruito quel giorno e gli incontri precedenti, spiegando che a Monteallegro le pazienti vengono affidate alle singole ostetriche e che la partoriente di Verbania era affidata a Clerici. Nel controesame l’accusa ha insistito sul fatto che le decisioni venivano prese in equipe e che la coppia verbanese s’era rivolta alla struttura di Induno Olona per via della sua referente, e non di altre professioniste. Agli atti è stata depositata anche una mappa di Intra che illustra il percorso (circa 160 metri) che, a piedi, mamma e ostetrica coprirono con la prima che aveva in corso un’emorragia interna.

 


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