VERBANIA - 10-11-2022 -- Ora si trova di nuovo in cella, in attesa della decisione del gip sulla richiesta di una misura cautelare meno severa del carcere, proporzionale alle sue gravi condizioni di salute. Ha cercato di farla finita, provocandosi tagli alla gola, il cinquantunenne verbanese fermato lo scorso 24 ottobre dalla polizia perché sospettato di incendio doloso e stalking. Nella prima serata del 20 ottobre aveva dato fuoco al sedile anteriore dell’auto dell’ex compagna e il 23 aveva telefonato al 112 minacciando di ucciderla l’indomani, raccontando all’operatore che l’avrebbe seguita in auto, bloccata, stordita con un farmaco e decapitata con un’accetta. Raggiunto in casa dagli agenti, era stato trovato in possesso d’una siringa col medicinale, d’un machete e di un’ascia, che l’avevano portato in carcere.
Il gip, di fronte ai gravi indizi di colpevolezza, aveva convalidato l’arresto e, nel timore che potesse essere pericoloso e, in libertà, portasse a termine l’intento dichiarato assassinando la ex, ne aveva disposto l’incarcerazione.
Nella casa circondariale di Verbania è stato salvato da tre agenti che, intervenuti prontamente dopo che s’era tagliato alla gola, l’hanno assistito e portato al Dea dove, visitato e medicato, è stato dimesso.
L’uomo, che è incensurato, vive un momento di profonda difficoltà. Affetto da una grave malattia che gli lascia poca aspettativa di vita, è stato lasciato in aprile dalla compagna. Il 51enne da allora la perseguita con telefonate, appostamenti, insulti diretti e per interposta persona. L’incendio doloso del 20 ottobre è stato il clou del suo comportamento ossessivo. Dopo aver raggiunto l’abitazione di lei, da poco rincasata, ha aperto lo sportello anteriore destro della vettura -lasciato aperto- e dopo averlo cosparso d’un liquido accelerante, gli ha dato fuoco, allontanandosi. A notare le fiamme è stata una vicina della donna, che l’ha avvisata. Quando è scesa, l’incendio era spento, probabilmente soffocatosi da solo dopo aver bruciato tutto l’ossigeno dell’abitacolo, nel frattempo chiuso.
L’intervento dei vigili del fuoco e della polizia ha messo gli investigatori sulle sue tracce e l’identificazione s’è compiuta attraverso una testimonianza e la visione di alcune immagini di videosorveglianza.
Ora, stante le condizioni di salute e nella possibilità che la malattia influisca sul suo comportamento, il suo difensore ha chiesto al giudice di revocare la custodia cautelare in carcere, optando piuttosto per un ricovero in una struttura protetta dove può essere curato e sorvegliato.


