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VERBANIA - 06-10-2022 -- Nessuna resistenza, nessun comportamento che impedì al capotreno di svolgere il suo lavoro, ma una minaccia grave. È stato il giudice a ridimensionare la portata dell’episodio accaduto il 27 novembre del 2017 sul Domodossola-Milano. Alla stazione di Premosello Chiovenda era salito a bordo un uomo di 40 anni, residente in Ossola e noto al personale viaggiante per essere un “portoghese”. Già in altre occasioni era stato sorpreso senza biglietto e questa circostanza ha influito sul comportamento del capotreno, che gli ha chiesto di scendere alla stazione immediatamente successiva -avevano appena superato Baveno- e che, di fronte al rifiuto, ha subito chiamato il personale della Polfer presente in carrozza. Quando il convoglio ha raggiunto la stazione di Stresa il passeggero senza biglietto è stato fatto scendere e, nonostante la presenza degli agenti, non l’ha presa bene e ha reagito, dapprima lanciando il proprio zaino contro il dipendente di Trenitalia, che in casi simili acquisisce la veste di incaricato di pubblico servizio, alla stregua di un rappresentante delle forze dell’ordine; per poi insultarlo minacciando di accoltellarlo la prossima volta.

L’uomo, che oggi ha 45 anni, è stato denunciato e mandato a processo dalla Procura per il reato di resistenza, che il giudice Beatrice Alesci ha ritenuto non sussistente -sposando la tesi del difensore, Gabriele Pipicelli- erché quando l’episodio è accaduto il passeggero era già sulla banchina e non ha impedito al capotreno di svolgere le sue mansioni. Le pesanti frasi pronunciate, tuttavia, sono state qualificate come minaccia grave e, per esse, è stato condannato a 20 giorni, convertiti in 1.500 euro di multa, con un risarcimento di 750 euro al capotreno. Il pm Maria Portalupi aveva chiesto, vista anche la recidiva, 10 mesi.

 

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