VERBANIA - 28-09-2022 -- Ancora caos al Museo del Paesaggio. Ciclicamente, nella storia recente -e non- della comunità verbanese, le beghe interne alla più antica (ha 113 anni) istituzione culturale cittadina sfociano in problemi, conflitti più o meno latenti e talvolta in polemiche. Fu così sotto l’Amministrazione Zanotti, quando il Comune dovette garantire con una fideiussione il mutuo contratto dall’ente per la ristrutturazione di Casa Ceretti. Nel 2010, con sindaco Marco Zacchera, fu indicato presidente Philippe Daverio, costretto ad andarsene anche a causa dei vandali che, incollando la serratura della sede, impedirono lo svolgimento del cda. Ci furono fibrillazioni anche nelle gestioni successive, sino all’avvento di Massimo Terzi. Sotto la guida del presidente del Tribunale di Torino è stato modificato lo Statuto e il consiglio, ridotto da quattordici (tutti scelti dal sindaco di Verbania, che sino ai primi anni Duemila era presidente per statuto) a cinque membri, ora è espressione dell’assemblea dei soci (tre consiglieri) e del Comune (due).
All’ultimo rinnovo, lo scorso ottobre, accertata l’impossibilità di Terzi di ricevere dal sindaco un terzo mandato, il cambio ha portato nell’esecutivo, in quota pubblica, l’avvocato Clarissa Tacchini e il dottor Alberto Garlandini. Milanese, museologo ed esperto in gestione e promozione del patrimonio culturale, ha un ricco curriculum nazionale e internazionale, collaborazioni -come consulente o dirigente- con il ministero per i Beni culturali, diverse università, Regione Lombardia, associazioni e musei.
Su di lui, lo scorso ottobre, all’unanimità c’è stata la convergenza con gli altri tre consiglieri espressione dei soci: l’architetto Carlo Ghisolfi, l’ex direttore della Latteria sociale antigoriana Gianni Tacchini, e Paola Scapparone, dipendente Asl in pensione.
Il rapporto, tuttavia, s’è guastato in pochi mesi e a giugno, questi ultimi, hanno depositato congiuntamente le dimissioni, senza specificare i motivi dell’addio.
Da quel momento è iniziata, su pressione di alcuni soci, un’intermediazione dietro le quinte per la rimozione del presidente. È stato interessato anche il sindaco e ci sono stati incontri che non hanno sortito alcun effetto. Garlandini non ritiene ci siano motivi perché se ne debba andare e, forte della nomina sindacale (il Comune, che da sempre indicava l’intero cda, oggi si trova nella particolare situazione d’essere socio di minoranza ma proprietario di tutti gli immobili e primo finanziatore del Museo), intende tirare dritto.
In questo clima, non potendo fare altro, s’è arrivati alla convocazione dell’assemblea che, oggi pomeriggio a Casa Ceretti, ha all’ordine del giorno la nomina di tre nuovi consiglieri. Ma che potrebbe diventare anche l’occasione, per alcuni soci che ne hanno parlato con insistenza in settimana, per presentare una mozione di sfiducia. Sarebbe una rottura, che si trascinerebbe in interpretazioni giuridiche -in assemblea, ma non è escluso in tribunale-, conclamerebbe ancora una volta la litigiosità del Museo e metterebbe in imbarazzo anche il Comune. Che, in ottobre, accogliendo la domanda di un esperto da fuori ritenuto all’altezza del ruolo, si vedrebbe smentito dai soci e dai loro consiglieri che, essendo numericamente in maggioranza, anziché dimettersi delegando ad altri la “grana” Gagliardini, avrebbero potuto sfiduciarlo prima.


