VERBANIA - 27-09-2022 -- A chiamare i carabinieri era stato l’ex cognato, preoccupato perché sua figlia piccola, affidata alla mamma dalla quale s’era separato non senza discussioni e dissidi, era a casa dello zio, in quel momento agli arresti domiciliari. È nato così l’intervento che ha portato i carabinieri a bussare alla porta dell’abitazione di un 34enne residente in provincia. La bambina non c’era, ma il controllo fu turbolento e il padrone di casa -supportato dal padre- rispose in malo modo ai militari, in particolare a uno di essi, con il quale aveva questioni personali pregresse. Fu così che, dalla relazione di servizio, è nato il procedimento penale per resistenza che la Procura ha portato avanti traendo a giudizio il 34enne. Che, nel difendersi, ha innanzitutto sottolineato come il controllo fosse ingiustificato perché la bambina non era mai stata in quell’abitazione e che, comunque, nulla ha fatto per impedire ai carabinieri di svolgere un loro compito. Una ricostruzione che ha convinto anche il pubblico ministero, che ne ha chiesto la piena assoluzione, confermata dal giudice.


