VERBANIA - 07-09-2022 -- Ha mentito per coprire il compagno, negando che fosse lui al volante e dichiarando al giudice, smentendo i carabinieri, che l’auto la guidava lei. Un anno e quattro mesi è la pena alla quale il Tribunale di Verbania ha condannato la verbanese che nell’agosto del 2017 fu coinvolta nella “disavventura” occorsa al convivente. L’uomo, di professione deejay, rincasava da una serata a Stresa rovinata dal maltempo. Arrivato in località Pontini a Intra, si trovò di fronte al posto di controllo dei carabinieri di Premeno, al quale non si fermò. I militari, uno dei quali aveva identificato il conducente perché lo conosceva di persona, seguirono il veicolo perdendolo di vista. Lo ritrovarono a Cargiago di Ghiffa, fuori dal cancello dell’abitazione della coppia. Chiesero al conducente -lei uscì di casa in quel momento- di sottoporsi all’alcoltest, ma questi rifiutò, finendo denunciato.
Nel successivo procedimento penale per guida in stato di ebbrezza, s’è difeso dicendo che non era lui il conducente. Chiamata a testimoniare e avvisata, sia della facoltà di non rispondere in quanto convivente dell’imputato, sia che entrambi i carabinieri avevano già raccontato senza tentennamenti d’aver identificato il vero conducente, negò. Disse che era andata a Stresa a prendere il compagno, di non essersi accorta della pattuglia e che, una volta a casa, era andata urgentemente alla toilette chiedendo a lui di posteggiare. Il pm Anna Maria Rossi, non ritenendo credibile la versione, le chiese se i carabinieri avessero mentito, rispondendo di sì.
Nel condannare il guidatore per l’ebbrezza, il Tribunale trasmise gli atti alla Procura per la falsa testimonianza della compagna, che oggi è stata processata. L’accusa, sostenuta dal pm Rossi, il medesimo del precedente procedimento, ha chiesto la condanna a due anni, negando le attenuanti generiche per il comportamento tenuto nei due processi dalla donna: “Altrimenti – ha detto – dovremmo processare i carabinieri per aver detto loro il falso, per ben due volte”.
Per la difesa l’avvocato Gabriele Pipicelli ha puntato sulla non punibilità per non aver la testimonianza fuorviato il giudice. “È vero che non ha detto la verità su chi guidava realmente – ha sostenuto – ma ammettendo che il compagno, in stato di ebbrezza, aveva posteggiato mettendosi al volante, ha confermato che aveva commesso il reato”.
Il giudice Donatella Banci Buonamici non ha accolto questa tesi e, pur condannando l’imputata, le ha concesso le attenuanti generiche scendendo a una pena di un anno e quattro mesi, coi benefici di legge.


