VERBANIA - 07-09-2022 -- Assolti. Niente truffa, né peculato o altri illeciti penali sono avvenuti nel Comprensorio alpino Vco 3, tra i cacciatori ossolani. L’ha stabilito ieri il Tribunale di Verbania che ha assolto da ogni accusa i fratelli Aldo e Graziano Girlanda, alla sbarra -a vario titolo- per peculato, peculato d’uso e truffa. Aldo è stato a lungo (s’è dimesso dopo il rinvio a giudizio) il presidente del Comprensorio, di cui Graziano è dipendente con le funzioni di guardiacaccia e responsabile dei corsi di formazione.
Su di loro i fari degli inquirenti s’accesero nel 2017, quando giunse in Procura una segnalazione anonima sull’uso “disinvolto” dei mezzi dei Comprensori Vco 1 e Vco 3. Polizia, polizia provinciale e Guardia di finanza, coordinati dal sostituto procuratore Sveva De Liguoro, per due mesi seguirono, con pedinamenti e tracciandone gli spostamenti con un segnalatore gps appositamente installato, l’auto che il Comprensorio dà in uso a Graziano Girlanda che, da contratto di lavoro (firmato anni addietro dal fratello), può usarla indiscriminatamente durante l’anno, tenendola anche a casa, con oneri totali a carico dell’associazione, compresi 36 pieni di carburante l’anno. Lo stesso contratto fissa per il dipendente uno stipendio massimo di 2.200 euro.
Dagli spostamenti effettuati con l’auto, anche per questioni private, al controllo delle buste paga -compresa l’autocertificazione degli straordinari- la Procura ha rilevato irregolarità, ritenendo che in una “gestione familiaristica” - così l’ha definita De Liguoro nella sua requisitoria - i Girlanda si facessero gli affari loro, “non ladrando, ma grattando”. I capi d’imputazione contestati, infatti, sono per poche centinaia di euro, come il denaro speso in un negozio di Aosta per capi d’abbigliamento tecnici femminili mai consegnati a dipendenti donne e che, nella perquisizione avvenuta mesi dopo l’acquisto, furono trovati a casa del presidente.
Due delle accuse, la riparazione d’uno pneumatico dell’auto privata e di una motozappa rilvelatasi del Comprensorio, sono state fatte cadere dallo stesso pm che, però, ha chiesto la condanna a due anni per Aldo e a un anno per Graziano Girlanda, col presupposto che queste appropriazioni sono peculato perché il Comprensorio alpino, finanziato dalla Regione con 26.000 euro l’anno, è assimilato a un ente pubblico.
Una tesi, questa, da sempre avversata da Giuseppe Verunelli, l’avvocato toscano che difende i due ossolani, secondo cui si tratta di un’associazione che non ha alcuna autonomia nella gestione della caccia. Oltre a ciò la difesa ha contestato, sostenendo vi sia stata una certa superficialità nelle indagini, gli addebiti sull’acquisto dei capi d’abbigliamento (erano a casa del presidente perché non c’è un magazzino, la moglie non sapeva nemmeno dove fossero, né li ha mai utilizzati), sulle buste paga (tutte sotto la soglia contrattuale) e sulle altre accuse.
Il collegio presieduto da donatella Banci Buonamici con giudici a latere Rosa Maria Fornelli e Antonietta Sacco li ha assolti da tutte le accuse perché il fatto non sussiste.


