VERBANIA - 17-06-2022 -- Il pubblico ha gradito. Il pienone, ieri sera, al Teatro Maggiore per ascoltare i sette autori finalisti del Premio Strega 2022 dà ragione a chi su questo appuntamento ci ha scommesso ormai da cinque anni e 4 edizioni (nel 2020 la pandemia ha sconvolto anche i programmi del premio letterario): l'amministrazione verbanese in primis, presente ieri con l'assessore Riccardo Brezza. Sua l'introduzione alla serata e di Stefano Petrocchi, direttore di quella Fondazione Bellonci che il premio letterario più antico d'Italia ha fondato nel primissimo dopoguerra.
Intervistati dalla giornalista Alessandra Tedesco, i sette autori (è la prima volta nella storia del Premio che la cinquina finalista è composta da sette titoli) hanno offerto al pubblico verbanese la loro lettura dei romanzi in lizza, parlando anche molto di sé e della loro ricerca. Ecco allora la dichiarazione d'amore per letteratura di Mario Desiati nel libro “Spatriati” (Einaudi); la lunga storia d'amore raccontata da Claudio Piersanti in “Quel maledetto Vronskij” (Rizzoli); i legami giovanili narrati da Marco Amerighi con “Randagi” (Bollati Boringhieri) e la famiglia "disfunzionale" che Veronica Raimo affronta in “Niente di vero” (Einaudi). Un percorso negli istinti primordiali che credevamo assopiti, quelli che Fabio Bacà fa emergere con “Nova” mentre tragicamente d'attualità appare l'opera di Alessandra Carati “E poi saremo salvi!” (Mondadori), che affronta il dramma sociale e personale dei profughi di guerra. Ancora una storia di legami, ma questa volta nati sul luogo di lavoro quella narrata da Veronica Galletta in “Nina sull’argine” (minimum fax).
Al termine della serata, assalto al firmacopie e al bar allestito nel foyer, dove il pubblico ha potuto gradire dei cocktail a base di quel celebre liquore che ha dato il nome al blasonato premio letterario.
Antonella Durazzo


