STRESA - 16-06-2022 -- Vanno da 38.000 a 104.000 euro i ristori alle attività del Mottarone penalizzate dal disastro della funivia. Oggi, dopo un mese di incertezza e una graduatoria -finora rimasta ignota persino agli stessi destinatari- rivista, finalmente il comune di Stresa ha formalizzato il riparto tra le cinque società (solo bar, ristoranti e alberghi) con sede in vetta.
Dei 375.000 euro spettanti a Stresa (gli altri 125.000 sono andati a Omegna e il Comune li ha già da più di un mese divisi tra i due esercizi presenti in quota), la fetta più grande va alla Casa della neve, che riceve 104.469,89 euro. A seguire l’hotel-ristorante Eden con 92.222,57, il Miramonti (72.837,54), Villa Pizzini (66.666,67) e il Bar Alp (38.798,34). Il totale, che non ha il dono della precisione matematica perché eccede di un centesimo la cifra a disposizione (la somma fa 375.000,01, ma poco importa) chiude una vicenda lunga e tortuosa.
Sul finire del 2021, anche sull’onda emotiva del disastro del 23 maggio, il governo stanziò mezzo milione di ristori per chi, con la chiusura della funivia -tuttora sotto sequestro- aveva perso una parte del proprio giro d'affari, dando mandato ai due comuni nei quali insistono le sette attività, di ripartirli come meglio credevano.
Prima c’è stato un disguido con la suddivisione tra Stresa e Omegna, risolto con un decreto interministeriale. Poi Stresa ha corretto il bando strada facendo e ha svolto due sedute della commissione preposta alla valutazione delle istanze, i cui criteri non sono stati resi noti anticipatamente, né i verbali risultano pubblicati a oggi. Il 28 aprile s’era stabilita una certa suddivisione, che i titolari delle attività hanno saputo nei giorni successivi tramite pec. A ciascuno, tuttavia, è stata comunicata solo la cifra di spettanza, e non quella degli altri. Ciò nonostante, uno dei cinque ha protestato e, così, il 27 maggio s’è tenuta una seconda riunione della commissione che, con “un nuovo criterio di assegnazione”, ha portato alla graduatoria formalizzata oggi. Graduatoria che, per qualcuno, pare sia penalizzante anche di oltre 20.000 euro.
Caso chiuso? Non è detto. Nella determina si afferma che il pagamento è subordinato “alla regolarizzazione di tutte le pendenze verso il Comune di Stresa relativamente alle entrate tributarie ed extra-tributarie”. Chi, dunque, ha in arretrato Imu, Tasi, Tari o altre tasse comunali, non potrà avere i soldi. Eppure nel bando si diceva, invitando i titolari ad autocertificare di non avere debiti, che la morosità sarebbe stata causa di rigetto della domanda. Se tutti fossero in regola, non vi sarebbero problemi; ma se qualcuno avesse pendenze -eventualmente non dichiarate, con ciò che può comportare l’autocertificazione mendace-, non si capisce se resterebbe escluso (come da bando), se le dovesse pagare prima, o se le potesse compensare.
Il requisito della regolarità fiscale introdotto dall’Amministrazione di Stresa per avere i ristori è in contrasto con tutti i vari bonus Covid che nell’ultimo biennio lo Stato e le Regioni hanno distribuito a pioggia, anche a chi aveva cartelle esattoriali. A maggior ragione è singolare in questo caso, perché il denaro non proviene dalle casse di Stresa, ma da quelle dello Stato e, in questo modo, il Comune in qualche modo ne “approfitta” per azzerare i crediti vantati verso i privati, che subirebbero una decurtazione.
È altresì singolare che lo Stato indennizzi un privato per i danni (indiretti), non di una calamità naturale, ma di un fatto probabilmente colposo. Non l’aveva fatto nemmeno per il ponte Morandi. La cifra messa a bilancio, mezzo milione per sette attività, è infine altissima se si pensa a quanto poco hanno ottenuto nel 2020 e 2021 alberghi e ristoranti penalizzati dal Covid.


