VERBANIA - 15-05-2022 -- La strada era stretta e il frantoio mobile ci passava a mala pena. In più, quel giorno, il telecomando non funzionava e bisognava ricorrere alla pulsantiera fissa. Sono queste le condizioni nelle quali, il 1° giugno del 2020, a Vacciago di Ameno si verificò un grave incidente sul lavoro. Un operaio dell’impresa edile che stava effettuando la demolizione d'una casa ebbe il piede schiacciato e, dopo il trasbordo d’emergenza in elicottero al Cto di Torino, fu operato e gli venne amputata la gamba sotto al ginocchio.
Per quel sinistro, accusati di lesioni colpose aggravate anche dalle mancate applicazioni delle norme di sicurezza sono a processo a Verbania il titolare dell’impresa edile, datore di lavoro dell’infortunato, e il proprietario del frantoio, esterno all’azienda, difesi rispettivamente dagli avvocati Marco Milan e Mattia Casarotti di Novara.
Nella prima udienza a ricostruire l’episodio è stata la parte offesa, costituita parte civile con l’avvocato Alberto Zanetta. Al giudice Antonietta Sacco ha raccontato l’arrivo del camion sul quale era caricato il frantoio e le difficoltà nello scaricarlo perché la strada era angusta e perché non poteva essere manovrato in remoto. Il macchinario, infatti, di norma viene mosso utilizzando un telecomando che permette all’operatore di posizionarsi sino a nove metri di distanza, a monte o a valle, in modo da avere un’ampia visuale di ciò e di chi si trova nelle vicinanze. Quel giorno era guasto e l’addetto lo governava con le leve e i tasti situati su un lato del frantoio, opposto a quello dell’altro operaio. Questi, una volta scaricata l’apparecchiatura, aveva il compito di pulire la strada vicino ai cingoli per agevolare il passaggio. Nel farlo, dopo che s’era messo in disparte su un cumulo di sabbia -ma lo spazio ai lati della strada era assai ridotto-, scivolò in avanti. Il manovratore, non potendo scorgerlo, non se ne accorse e un cingolo del frantoio, che procedeva a velocità lentissima, gli arrivò sopra il piede. Le grida di dolore dell’infortunato, schiacciato da un peso di tonnellate, gli rivelarono l’avvenuto incidente; bloccò il mezzo e allertò i soccorsi.
Sul posto i primi a effettuare i rilievi furono i carabinieri. Non ci fu l’accesso immediato dello Spresal dell’Asl, i cui ispettori videro i luoghi solo tre giorni più tardi e che ricostruirono la dinamica attraverso le testimonianze dei presenti e senza l’ispezione dei macchinari, come ha confermato, rispondendo alle domande del pm Anna Maria Rossi, l’ispettrice Spresal responsabile del procedimento.


