VERBANIA - 25-04-2022 -- Il giudice non ha accolto la richiesta del pm di trasmettere gli atti per calunnia e falsa testimonianza, ma non è escluso che la Procura si muova autonomamente. Gelosia, rancore e risentimento di una coppia andata in frantumi e che s’è lasciata malamente sono il contorno della vicenda giudiziaria che li ha visti protagonisti.
Quarantuno anni l’uno, quattro di meno l’altro, originari rispettivamente della Sicilia e della Lombardia, s’erano conosciuti e innamorati fino a sposarsi con una cerimonia che, ancorché allora non riconosciuta dalla legge italiana, aveva avuto vasta eco mediatica. Nove coppie omosessuali nel 2014 erano state unite in matrimonio da un sindaco belga collegato in videoconferenza con Milano. Era stata una cerimonia, come detto, simbolica e priva di valore legale, ma che aveva sancito la loro unione, proseguita con la convivenza a Verbania.
Ed è nel Vco, che nel 2017, il rapporto si spezza. Il più grande dei due invita il compagno a recarsi in Sicilia per seguire i lavori di ristrutturazione di una casa di sua proprietà. Resta da solo sul Verbano e, libero, inizia una nuova relazione. Il marito scopre il tradimento a distanza e la rottura è deflagrante. E non solo perché, per rendergli il torto, rientrato nel frattempo a casa -mentre il compagno è via per un evento- taglia le foto che li ritraggono insieme, ma perché trova anche lui un amante e, per punizione, documenta il contro-tradimento, rivelandolo al marito prima di andarsene coi suoi effetti personali.
È a questo punto che entrano in scena le forze dell’ordine. Il traditore diventato tradito li avvisa che l’uomo è entrato senza il suo permesso in casa, rubandogli degli effetti personali. Chiama la polizia chiedendole di intervenire e poi presenta denuncia.
La Procura l’accusa così di furto aggravato dalla violazione di domicilio e lo manda a processo. Durante il dibattimento la parte offesa ha raccontato la sua verità, evitando però di dire che i due erano sposati (anche se non per la legge) e conviventi da tempo. Il suo racconto non ha trovato conferma di fronte ai testimoni e per questo, nel chiedere l’assoluzione dell’imputato, il pm Chiara Radica ha chiesto il rinvio degli atti alla Procura affinché si proceda contro chi ha denunciato. Il giudice Donatella Banci Buonamici ha assolto il 37enne ma non ha trasmesso gli atti. Ciò non esclude che un nuovo procedimento possa partire d’ufficio.


