23-02-2022 -- Quando due anni fa, il film girato in ValGrande uscì in sala, in due giorni fu il più visto in Italia. E il Cinema Corso di Domodossola, con 220 persone all'anteprima, fu la sala con le maggiori presenze. Tempo qualche ora e la pandemia cambiò la sorte della pellicola, le sale cinematografiche vennero chiuse e "A riveder le stelle" rimase al buio. Ritirato. In attesa di tempi migliori. Tempi che sono arrivati, così pare almeno, e il documentario di Emanuele Caruso il 3 marzo tornerà al cinema, distribuito in 30 copie da "Obiettivo cinema" che lo porterà in tour in tutto il Bel Paese sino a settembre. Intanto le prevendite delle anteprime sono incoraggianti. "A riveder le stelle" è sold out a Torino Reposi e ad Alba mentre a Domodossola, al Corso, dove il film tornerà il 2 marzo prossimo (ore 20.30), il tutto esaurito è vicino. A Verbania, invece, lo si potrà vedere dal 3 al 6 marzo all'auditorium de Il Chiostro.
Una scelta costosa, rivendicata con forza dal regista quella di non votarsi allo streaming ma di congelare il film e attendere la riapertura delle sale. E se in questo frangente il mondo non è più quello di due anni fa, il messaggio ultimo di "A riveder le stelle" ne esce se possibile rafforzato. Il documentario, che affronta da un punto di vista del tutto originale il tema immenso dei cambiamenti climatici, arriva direttamente dall'epoca pre-Covid, girato in sette giorni nell'agosto del 2019: "Rispetto ad allora la pandemia ci ha insegnato che dal giorno alla notte l'umanità può essere messa in crisi da qualcosa d'invisibile. Ma i cambiamenti climatici faranno peggio del Covid. Ora in compenso siamo più consapevoli, perchè abbiamo appreso, sulla nostra pelle, quanto sia fragile il mondo", ha commentato Emanuele Caruso in conferenza stampa. Il regista di Alba non sembra nutrire troppe aspettative nelle possibilità della società umana di invertire la rotta del disastro "se saremo bravi limiteremo un po' i danni", dice. Maggiore fiducia sembra averne nelle persone, nei piccoli progetti, nelle piccole comunità e anche nei singoli, rappresentanti di un'umanità che si ritrova nei protagonisti del docufilm: sei persone in cammino lungo i sentieri della "selvaggia" ValGrande. Tra loro ci sono gli attori Giuseppe Cederna e Maya Sansa e il medico patologo ed epidemiologo Franco Berrino. Ripreso da due iPhone e da un drone alimentato con energie rinnovabili (una produzione light), il gruppo attraversa il cuore verde del parco nazionale, tra incontri, momenti di riflessione, domande, sguardi, panorami e la domanda emergente: "Cosa succede all'uomo che cammina in una terra liberata dall'uomo?". E' il quesito che rilancia Giuseppe Cederna, attore sì ma anche grande camminatore. "Mi commuove quella straordinaria esperienza, mi commuove il rapporto umano. Il rapporto tra le persone ma anche tra persone e luoghi e poi la scoperta di un posto eccezionale come la Val Grande. Lo rifarei domani", ha raccontato. Entrata in ValGrande dalla Colma di Premosello, la troupe di "A riveder le stelle" è uscita a Scaredi dopo 7 giorni, 30 km percorsi e 5000 metri di dislivello.
La ValGrande e il parco nazionale per Caruso sono un ritorno, già nel 2018 vi girò "La Terra Buona", film a bassissimo budget che ha raccolto premi e consensi. Entusiasta di questa ennesima produzione che vede il parco come assoluto protagonista è il presidente Massimo Bocci: "Sono contento che il film esca in anteprima proprio il 2 marzo, nello stesso giorno in cui il Parco nazionale compirà 30 anni - ha commentato . - Con Emanuele c'è un filo che arriva dal precedente film e che non s'è interrotto neppure con la pandemia, perché il tema che tratta 'in A riveder le stelle', oggi è ancora più attuale di due anni fa. Non ho avuto nessun dubbio a supportare questo lavoro, un film dalla tecnologia 'leggerissima' che pure lascia integra la bellezza della natura. E chissà che qualcuno, incuriosito, non venga a visitare la ValGrande, col rispetto che merita sia chiaro".
Perchè un'umanità avvistata da tempo del disastro ambientale non fa nulla per correre ai ripari? Tra le pieghe del racconto è la domanda più pressante, quella che coinvolge ognuno, riguardando l'indolenza prima ancora che l'incoscienza. Franco Berrino, che al docufilm contribuisce con una forte impronta filosofica, parla di consapevolezza: "L'evidenza (dei cambiamenti climatici ndr) è chiara da decenni, ma non è sufficiente a farci cambiare. Siamo negazionismi per distrazione, non per perversione - dice -. L'industria della distrazione (tv, web ecc) è enorme, ma c'è la possibilità di far aumentare la consapevolezza dei nostri comportamenti individuali, ad esempio sulla scelta del cibo che portiamo in tavola, ma anche di accrescere la cognizione di come la società dei consumi ci voglia infelici e ci rubi la vita interiore, perché da infelici consumiamo di più".
Per cercare le sale dove si proietta "A riveder le stelle" - https://www.obiettivocinema.com/al-cinema/
Antonella Durazzo


