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VERBANIA - 23-02-2022 -- Abusavano dei beni e del denaro dell’associazione per fini personali. Con questa accusa la Procura di Verbania procede nei confronti dei fratelli Aldo e Graziano Girlanda, rispettivamente presidente e dipendente del Comprensorio alpino Vco3, l’ente che gestisce l’attività venatoria nell’Ossola meridionale, da Mergozzo sino a Varzo. Nel processo per peculato il cui dibattimento s’è aperto ieri davanti al collegio del Tribunale di Verbania (presidente Donatella Banci Buonamici, giudici a latere Rosa Maria Fornelli e Antonietta Sacco) devono rispondere delle contestazioni maturate al termine delle indagini condotte tra l’ottobre del 2017 e l’aprile del 2018.

Pochi mesi prima una denuncia anonima aveva segnalato comportamenti scorretti nell’uso dei veicoli di servizio, sia nel Vco3, sia nel Vco1, per il quale c’è stato un procedimento parallelo.

Polizia e polizia provinciale, col successivo intervento della Guardia di finanza, misero sotto controllo la Jeep Renegade -piazzarono un rilevatore gps per 45 giorni- del Comprensorio in uso a Graziano Girlanda, fecero appostamenti e pedinamenti e incrociarono i dati con gli orari di lavoro. Partendo dal contratto ad personam stipulato nel 2011 secondo cui al dipendente veniva concesso “l’uso indiscriminato” -così fu scritto- dell’auto di servizio, che poteva tenere nel garage di casa e utilizzare effettuando al massimo 36 pieni di carburante l’anno, e che prevedeva forfait di reperibilità sino a uno stipendio massimo di 2.200 euro al mese; gli inquirenti hanno rilevato più tipi di contestazioni.

Innanzitutto l’uso per fini personali dell’auto, con la quale -hanno osservato- andava a prendere il figlio a scuola o si recava alla bocciofila (è dirigente della Bocciofila di Masera), e la non corrispondenza tra orari di lavoro e presenze, con lo sforamento in alcuni casi del tetto massimo di stipendio.

Al fratello Aldo, invece, viene imputato un cambio gomme dell’auto personale pagato dal Comprensorio alpino e l’appropriazione di alcuni capi d’abbigliamento tecnici acquistati in un negozio di Aosta rinvenuti a casa del presidente, nella disponibilità della moglie.

Il peculato, un reato che prevede pene severe, scatta nel momento in cui i beni sottratti appartengono alla pubblica amministrazione. E, come tale, il pm Sveva De Liguoro inquadra i Comprensori alpini, associazioni nate su input della Regione negli anni ‘90 per gestire l’attività venatoria, il monitoraggio delle specie alpine, il risarcimento dei danni agli agricoltori provocati dagli animali selvatici, per la formazione. In Piemonte ne esistono 38, di cui 3 nel Vco. Il Vco3, che ha sede a Villadossola, conta oltre 600 soci. I comprensori sono gestiti da un comitato di controllo composto da rappresentanti di cacciatori, agricoltori, ambientalisti ed enti locali. Si finanziano anche con un contributo fisso annuale regionale (quindi, di denaro pubblico) che, per il Vco3, è di circa 26.000 euro.

Nella prima udienza dibattimentale sono stati sentiti un poliziotto e un finanziere che svolsero le indagini, un’impiegata del comprensorio e l’ex vicepresidente del comitato di controllo, che ha riferito sui termini del contratto del 2011, a suo dire favorevole all’ente.

Il 3 maggio saranno ascoltati gli altri testimoni e non è escluso vi possa essere già la discussione. I Girlanda, difesi dall’avvocato Giuseppe Verunelli di Massa, sostengono la legittimità di quelle operazioni e contestano anche la natura pubblicistica del Comprensorio.

 


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