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VERBANIA - 10-02-2022 -- Due presidenti, il direttore e l’ingegnere che periziò gli immobili. Sono quattro le persone che nei giorni scorsi hanno ricevuto l’avviso di chiusura indagini per il fallimento di Saia. L’ipotesi di reato nei loro confronti è di bancarotta fraudolenta in concorso. Tre sono nomi conosciuti della politica locale, che hanno ricoperto o ricoprono cariche pubbliche: Massimo Nobili, numero uno di Saia fino al 2009 ed ex presidente della Provincia; il suo successore Luigi Airoldi, ex sindaco di Bee ed ex assessore a Verbania; e l’ingegner Franco Falciola, attuale vicesindaco a Domodossola ed assessore a Lavori pubblici, Patrimonio, Edilizia privata e Urbanistica. Il quarto è Gianfranco Trovati, direttore della società sino al 2012.

Saia spa, impresa con capitale misto pubblico (58%) e privato (42%) nata nel 1980 per la realizzazione di aree industriali dell’allora alto Novarese, ha svolto attività immobiliare per tre decenni di attività. Acquistava terreni, realizzava capannoni e altri edifici, urbanizzava le aree e ne rivendeva i lotti.

È andata in crisi tra il 2013 e il 2014 e la Regione Piemonte, socio di maggioranza relativa tramite Finpiemonte partecipazioni, ha deciso di avviarla verso la liquidazione, indicando nel proprio direttore generale Bruno Mazzetti, il presidente del Cda. È stato quest’ultimo consiglio a chiedere il concordato preventivo, omologato nel maggio 2014 con la nomina del commercialista Piero Canevelli a liquidatore, e dell’avvocato Riccardo Sappa a commissario giudiziale.

A seguito del concordato è stato aperto un primo fascicolo di indagine che ha portato la Procura a passare al vaglio i bilanci della società, senza rilevare profili di responsabilità penale. Il fascicolo è stato chiuso con un’archiviazione, confermata dal gip.

L’inchiesta è ripartita due anni fa quando, non completandosi il piano di liquidazione, un istituto bancario creditore ha presentato istanza di fallimento. Il Tribunale di Verbania ha dichiarato Saia fallita il 21 febbraio del 2020. Il curatore ha redatto poi la relazione ex lege che, finita sul tavolo del sostituto procuratore Fabrizio Argentieri, ha portato all’indagine chiusa nei giorni scorsi con l’ipotesi di una bancarotta fraudolenta ascrivibile ai quattro indagati. Nobili e Airoldi in quanto presidenti del Cda che predisposero i bilanci, con l’assistenza di Trovati, Falciola perché nel periziare i beni immobili posseduti dalla società ne avrebbe accertato un valore troppo alto. Sovrastimandoli, il bilancio, poi approvato dall’assemblea dei soci, ne sarebbe uscito alterato. In sostanza l’ipotesi è che la situazione economico-finanziaria di Saia fosse critica già prima del 2014 (almeno dal 2009) e, nascondendone le perdite valorizzando troppo il patrimonio, si sia andati avanti aumentando il debito e penalizzando i creditori, commettendo cioè la bancarotta. Un secondo capo di imputazione riguarda alcune operazioni considerate scriteriate, a iniziare da quella, mai conclusa, dell’area industriale di Pogno.

Ricevuto l'avviso di chiusura indagini, i quattro hanno la facoltà di avere accesso a tutti gli atti dell'inchiesta, di produrre memorie e documenti e di essere interrogati. Dopodiché toccherà alla Procura decidere se procedere ulteriormente, chiedendo il rinvio a giudizio, che dovrà essere vagliato dal gup.

 

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