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VERBANIA - 17-01-2022 -- La norma italiana sulle targhe estere è illegittima. Alla fine non è arrivata per via politica la soluzione al problema sorto con i Decreti sicurezza del 2018. L’allora vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini introdusse una norma che, mettendo mano al codice della strada, impediva a chiunque fosse residente in Italia da almeno 60 giorni di guidare un veicolo immatricolato all’estero, pena una salata sanzione (da 712 a 2.848 euro), il sequestro del mezzo e l’obbligo di reimmatricolarlo in Italia entro 180 giorni.

Lo scopo era di stanare quegli stranieri, considerati “furbetti” che, acquistando un’auto nel loro paese d’origine e portandolo in Italia, sfuggivano a bollo e imposta di trascrizione, sfruttavano un più favorevole regime assicurativo e, spesso, evitavano le esazioni di multe e pedaggi autostradali per la difficoltà delle notifiche all’estero. Lo scopo, però, si scontrò con la realtà che, soprattutto nelle nostre zone di confine, è fatta anche di persone che vivono in Svizzera -alcune vi risiedono- e che circolano con mezzi con targa ticinese.

Le forze dell’ordine, recepite le modifiche al codice della strada, avevano iniziato a multare, provocando anche alcuni ricorsi. Altri ricorsi, con diverso esito, si sono avuti in vari tribunali italiani e la questione è arrivata fino in Lussemburgo, sede della Corte di giustizia dell’Unione europea. Che, a fine 2021, ha sentenziato che quella modifica dei Decreti sicurezza viola la legge comunitaria sulla libera circolazione. Poiché, come fonte di diritto, le decisioni dell’Ue sono superiori a quelle dei singoli stati (Italia compresa), il principio giurisprudenziale va applicato dai giudici. Analogamente il parlamento dovrà rivedere quella norma.

 


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