PAVIA - 13-09-2021 -- È un giallo internazionale la sorte dell’unico superstite del disastro del Mottarone. Il bambino di sei anni di nazionalità israeliana che ha perso la famiglia (papà, mamma, fratellino più piccolo e i bisnonni) il 23 maggio nello schianto della cabina da cui è uscito ferito, da sabato non è più in Italia.
Il Tribunale di Torino prima, e quello di Pavia poi, l’avevano affidato alla zia paterna che vive in Lombardia. Ma contro di lei, dopo un primo momento di unione familiare, s’è schierata da settimane la famiglia materna, che manifestando l’asserito desiderio dei defunti genitori di crescerlo in Israele -anche al riparo dalla morbosità mediatica- ha avviato in patria una procedura legale per ottenerne l’affidamento.
Ma, secondo quanto disposto dal giudice del Tribunale dei minori, il bambino è affidato agli zii paterni con la facoltà dell’altro ramo familiare di vederlo. Sabato mattina il nonno del bambino, ex militare israeliano, sfruttando la giornata di visite concessagli, ne ha approfittato per prelevare il piccolo, condurlo in auto in Svizzera grazie al passaporto che ancora aveva con sé, e da lì con un volo privato riportarlo in Israele, dove si trova ora.
La Procura di Pavia, che ha ricevuto la denuncia della zia affidataria, ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. Il caso, diventato internazionale, rischia ora di trascinarsi, per lunghi mesi, tra le aule di un tribunale, con i giudici israeliani chiamati a esprimersi sulla scontata richiesta dei colleghi italiani di ripristinare lo stato diritto, come prevede la convenzione internazionale dell’Aja, e di far valere le decisioni prese nel paese di residenza.


