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VERBANO - 15-05-2021 - Sarà ancora lunga battaglia per la Sanità: incerti gli esiti, scontata la profonda divisione del territorio. E se per un momento almeno il Verbano sembrava potesse presentarsi unito, tant'è che il presidio per la difesa del Castelli il 24 aprile, aveva visto una partecipazione trasversale; con l'andare dei giorni e la pubblicazione del piano Ires, sul lago le posizioni si sono allontanate, le connotazioni politiche rientrate. Così in settimana è arrivata la lettera di 14 sindaci del Verbano e di 8 consiglieri di opposizione del capoluogo, per i quali il piano Ires va bene così, rassicurati dalla promessa di una ristrutturazione dell'ospedale di Verbania e un mantenimento del Dea. Quest'ultimo il punto più contestato, perchè sullo studio Ires non sarebbe chiarito e né i numeri confortano l'ipotesi.
C'è allora chi dalla lettura del piano non esce per nulla rassicurato, come il sindaco di Baveno Alessandro Monti, che intravvede in quelle pagine uno smantellamento del nosocomio verbanese. "Basta la scheda contenuta nel documento di Ires, presentato dalla regione Piemonte alla conferenza dei Sindaci (in basso) per spiegare cosa vuol dire per il Verbano il progetto che prevede un nuovo ospedale a Domodossola: il ridimensionamento di due terzi del nostro ospedale di riferimento. La slide è chiara e le scelte pure.
Si finanzia con 250 milioni di euro un teorico nuovo ospedale a Domodossola, che diverrà il centro della risposta sanitaria per il VCO, riducendo di due terzi il nostro ospedale di riferimento, riducendo a 125 i posti letto senza sapere quali reparti rimarranno, se il DEA sarà davvero presente (difficile con questi numeri); perché nel piano presentato non c’è scritto da nessuna parte se non una generica definizione di ospedale multi specialistico, ma senza sapere quali sarebbero i servizi erogati. Rianimazione? Terapia Intensiva? Chirurgia ecc.? Nulla di scritto".
Anche il sindaco di Vignone, Giacomo Archetti, esce perplesso dalla lettura del piano Ires. "Spero che lo abbiano letto attentamente tutti gli amministratori del Verbano, perché in quel documento è evidente e concreto il rischio di un ulteriore impoverimento dei servizi sanitari sul nostro territorio e in particolare nell’Ospedale Castelli di Pallanza", afferma paventando un aumento di “emigrazione ospedaliera” verso privati o altre regioni o altri distretti piemontesi. "L’idea di costruire un nuovo ospedale a Domodossola, con 250 posti, è in palese contraddizione con quella di rinforzare in egual misura i tre presidi attuali (Verbania, Domo e Omegna), investendo la stragrande parte delle risorse (oltre 150 milioni di euro) e ipotizzando per Verbania soli 125 posti letto, con nessuna certezza su numero e qualità dei reparti ospitati; perché con 125 posti è impossibile tenere un DEA o altri reparti come chirurgia, oncologia, maternità, malattie infettive. Perché si investono 150 milioni di euro a Domodossola quando è Verbania ed il Verbano, basso Cusio e Vergante ad avere il numero più alto di passaggi al DEA, una ben più numerosa popolazione e l’80% delle presenze turistiche di chi visita la nostra provincia?" si chiede Archetti che conclude invitando gli amministratori del VCO ad abbandonare le preclusioni ideologiche "a valutare con onestà e saggezza, non con obbedienza partitica, quale sia la cosa giusta; e a chiedersi, anche senza pensare a sondaggi o referendum, :Per i miei cittadini ed elettori, quale scelta sarebbe ritenuta quella migliore? Potrò difendere la mia posizione attuale al riguardo, di fronte ad essi e ai loro figli, in futuro?”.
Per il sindaco di Vignone "l’unica logica accettabile è quella di un ospedale completo, strutturato e organico in zona baricentrica, sia geograficamente che demograficamente", l'ospedale unico che anche il Consiglio direttivo dell'Ordine dei medici del VCO torna a chiedere in una lunga lettera inviata al presidente Cirio. I toni sono chiarissimi: "Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi del Verbano Cusio Ossola ritiene l’Ospedale Nuovo e Unico quale risposta etica, deontologica, appropriata ed efficace al bisogno di salute della Nostra Comunità. Ciò vuol dire investire sull’efficienza strutturale per avere la capacità di assicurare alla popolazione, come già ricordato, il diritto ad una sanità senza distinzioni territoriali. Ma per ottenere questo è necessario puntare ad un alto livello tecnologico che è possibile solo se concentrato in una struttura unica, nuova e moderna. A tal riguardo, la logica della tolleranza zero verso gli sprechi dovrebbe essere l’unica eredità del periodo che va concludendosi".

Antonella Durazzo

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