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vincenzo consoli

TREVISO - 10-04-2021 -- Costituzione delle parti civili e, se avanzerà tempo, discussione delle questioni preliminari. Inizia stamane al tribunale di Treviso, con gli adempimenti propedeutici al dibattimento, il processo per il crac di Veneto Banca. Unico imputato l’ex direttore generale e amministratore delegato Vincenzo Consoli, accusato di ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e aggiotaggio. Rinviato a giudizio dal gup Gianluigi Zulian lo scorso febbraio, ha scelto il rito ordinario per un processo che va incontro alla prescrizione dei reati.

Il fascicolo, infatti, è stato re-istruito dalla Procura trevigiana dopo che, nella Marca, è arrivato spedito da Roma. Nel marzo del 2018, infatti, il gup Lorenzo Ferri aveva dichiarato che la competenza a perseguire i reati contestati non fosse della Capitale, dove si trova l’autorità di vigilanza, bensì di Treviso, cui fa capo il territorio di Montebelluna, sede dell’istituto di credito.

Ciò aveva riportato il procedimento in fase di indagini, che il pm Massimo De Bortoli ha orientato verso una diversa contestazione, stralciando tutti gli altri indagati/imputati. Consoli affronterà le contestazioni di ostacolo alla vigilanza (per aver nascosto le perdite sui crediti deteriorati e calcolato nel patrimonio di vigilanza 430 milioni di euro che, in realtà, erano prestiti concessi ai clienti per acquistare azioni della banca stessa), ma anche di aggiotaggio (l’alterazione del valore dell’azione) e falso in prospetto (per aver presentato, all’aumento di capitale, una situazione finanziaria florida dell’istituto non reale) davanti al collegio presieduto da Umberto Donà, con giudici a latere Carlotta Brusegan e Alberto Fraccalvieri.

La prima udienza sarà in atti preliminari e servirà anche per fissare il calendario di quelle successive. Sono attese circa 500 parti civili, clienti e azionisti azzerati che reclamano il ristoro del danno: i loro risparmi andati in fumo. Ad anni di distanza dati fatti, il rischio che i reati si prescrivano è concreto, magari non (almeno non tutti) in primo grado, ma probabilmente in Corte d’Appello.

 


 

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