BELLINZONA – 11-12-2020 -- Barolo, barbaresco e barbera, ma anche chianti, brunello e altri prestigiosi (e cari) vini italiani. Un fiume di… rosso ha inondato, per tre anni, gli scaffali di negozi e punti vendita della Svizzera. Oltre 54.000 le bottiglie rivendute, esportate come prodotto di qualità doc e docg da una società dell’Astigiano che, in realtà, era una fabbrica di vino contraffatto. È arrivata fino al Canton Ticino l’operazione di polizia giudiziaria che la Procura di Asti ha chiuso oggi. Condotta a partire dal 2016 da carabinieri e Guardia di finanza, s’è accompagnata a nove misure cautelari, di cui cinque di arresti domiciliari. La banda dei taroccatori di vino è accusata di aver lucrato con il mercato svizzero dei vini pregiati quasi un milione di euro. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere a riciclaggio, contraffazione, frode, distruzione delle scritture contabili, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Già nel 2018 ci fu un blitz che portò al sequestro di 15000 bottiglie di falsi vini pregiati, più di 10.000 etichette singole, oltre 8.000 contrassegni di stato riservati ai prodotti d’origine controllata, 200 chili di sciroppi e coloranti vietati in enologia.


