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VERBANIA - 04-11-2020 -- “Domani le scuole sono aperte?”,

“posso aprire il bar?”, “il pranzo al ristorante è consentito?”. Per la gente normale, quella che vive nel mondo reale, queste –e altre simili– sono le domande del giorno. Interrogativi post Dpcm, sigla che in pochi conoscevano sino a qualche mese fa e che oggi fa capolino in quasi tutti i discorsi, spesso a sproposito. Interrogativi che, in via ufficiale, non hanno trovato risposta per tutta la giornata, fino a stasera dopo l’ora di cena, quando il premier Giuseppe Conte ha annunciato che saranno zone rosse Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Calabria.

È l’epilogo di una giornata di blackout comunicativo, nazionale e locale, che ha tanti padri e che ha solo contribuito a creare un’evitabile confusione in un momento nel quale di tutto c’è bisogno fuorché della confusione.

Tutto nasce dal Dpcm firmato la scorsa notte (e già vigente oggi, sino al rinvio) che, stabilendo le fasce gialla, arancione e rossa, demanda a un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza (nella foto) l’individuazione dei colori corrispondenti alle singole Regioni. L’ordinanza oggi non è stata pubblicata. Ma, nel frattempo, il tam tam mediatico aveva detto il contrario. Piemonte e Vco zone rosse è la notizia che ha iniziato a circolare stamane e che è stata ripresa -per esempio- dai comuni di Verbania e di Baveno, che hanno annunciato le novità sulle proprie pagine istituzionali Facebook, seguite da migliaia di persone. Verbania, addirittura, ha inviato una newsletter per spiegare che cosa sarebbe cambiato da domani, che poi è diventato venerdì. È stata una forzatura, un cortocircuito comunicativo che ha aggiunto ulteriore confusione a una situazione caotica che sovverte lo scopo della comunicazione istituzionale: informare i cittadini. Ecco così che tra anticipazioni e invasioni di campo abbiamo avuto un’overdose d’informazione, che è ancora peggiore dell’assenza di comunicazione.

 

 


 

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