VERBANIA - 08-10-2020 -- Da quell’amico virtuale
su Facebook, accettato nonostante fosse quasi certa che il profilo fosse un fake, aveva ricevuto due messaggi inquietanti e scabrosi a distanza ravvicinata. Nel primo, di solo testo e assai volgare, si faceva esplicito riferimento a rapporti sessuali con un animale. Nel secondo, un fotomontaggio mostrava l’immagine di un cane e di un organo maschile. Lei, giovanissima residente nel Vco che all’epoca dei fatti -nel primo semestre del 2015- aveva 15 anni e mezzo, a quei messaggi non aveva risposto, restando turbata. Ma, l’indomani, ne aveva ricevuto un terzo in cui la si minacciava che, se non avesse interagito, avrebbe trovato le sue foto scaricate da Facebook pubblicate sul sito Youporn. Raccontò tutto ai genitori, che sporsero denuncia in polizia, avviando un’indagine per risalire all’identità del molestatore. Le tracce informatiche associarono un indirizzo e-mail a diversi indirizzi ip riconducibili a un 24enne residente a Foggia. Quando la squadra Mobile della città pugliese si presentò alla sua porta per sequestrare il pc e per perquisirlo, scoprì che era già passata la Procura di Como, che procedeva per un fatto simile denunciato in Lombardia. Nell'analisi dei supporti informatici non emerse un collegamento al finto profilo Facebook ma furono trovate immagine pornografiche riferite al sesso con gli animali e ricerche e navigazioni in internet sul tema della zoofilia.
In attesa di processo al tribunale lariano (l’udienza è imminente), il giovane -che oggi ha 30 anni- è stato giudicato a Verbania. La Procura gli ha contestato il reato di adescamento di minorenni, per il quale il pm Laura Carrera ha chiesto la condanna a un anno e otto mesi. Cinquemila euro o una cifra ritenuta di giustizia è stata la richiesta di risarcimento della giovane che, attualmente maggiorenne, era rappresentata dall’avvocato Marco Daverio. Per il difensore dell’imputato non è chiara l’identificazione che ha portato il suo assistito all’incriminazione e, pertanto, ne ha sollecitato l’assoluzione quanto meno con la formula del dubbio.
Il giudice Donatella Banci Buonamici ha assolto il trentenne pugliese con formula piena, ritenendo che il fatto non sussiste e che, non solo non ci fu adescamento, ma nemmeno altri reati penali.


