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TORINO - 05-10-2020 -- Un’altra rivoluzione

nel mondo bancario e un’altra “dieta”. Da anni il luogo comune del posto sicuro in banca è smentito dai piani di razionalizzazione e taglio del personale messi in atto dagli istituti di credito. L’ultimo, figlio della fusione con Ubi banca, riguarda Intesa Sanpaolo (che, tra Vco e Novarese, sconta l’eredità di Veneto Banca e degli ex della popolare di Intra), che ha concluso un accordo sindacale per il taglio complessivo di 2.500 impiegati. Tra il 2021 e il 2023 ne sono previsti in uscita, con la modalità del pensionamento e del prepensionamento, 5.000; sostituiti con 2.500 neoassunti entro il 2023, in gran parte al sud e nei territori storici di Ubi: le province di Bergamo, Brescia, Cuneo e Pavia.

Nel frattempo, seguendo le indicazioni antitrust delle autorità, si sta pianificando la cessione a Bper di 532 sportelli di Ubi la cui presenza si sovrappone alla rete di Intesa Sanpaolo creando un predominio sul mercato al di fuori delle norme.

 


 

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