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conte sommaruga

ROMA - 29-09-2020 -- Un accordo entro fine anno.

Pare sbloccarsi e andare incontro a una soluzione ferma da anni la revisione dei patti fiscali Italia-Svizzera sui lavoratori frontalieri. La notizia rimbalza sui media nazionali dopo che, oggi, a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte ha incontrato il presidente della Confederazione elvetica, Simonetta Sommaruga. E che, al termine del colloquio, nella conferenza stampa congiunta ha annunciato la volontà di raggiungere un accordo “quanto più possibile favorevole nel reciproco interesse”.

Un patto per rivedere gli accordi fiscali del 1974, per la verità, c’è. È quello concluso per l’Italia dal mediatore Vieri Ceriani nel gennaio 2015, dopo tre anni di trattativa e con l’obiettivo primario di veder cadere il segreto bancario elvetico. La revisione della fiscalità per gli oltre 60.000 (contando solo quelli del Ticino) italiani che ogni giorno varcano il confine per lavorare nella Confederazione, prevedeva la fine del sistema di tassazione tuttora in vigore, che esclude i lavoratori dal dichiarare i redditi in Italia e dal versare imposte. Parte delle tasse trattenute in busta paga vengono dirottate da Berna a Roma e, da Roma, agli enti locali in cui i lavoratori sono residenti. Con il nuovo accordo il frontaliere avrebbe pagato il 70% delle imposte alla fonte, in Svizzera, e poi avrebbe dovuto presentare denuncia in Italia per l’Irpef italiano, da calcolare contando le deduzioni. Il tutto con un sistema graduale e dieci anni di “cuscinetto”.

Il trattato, che è stato parafato -termine tecnico che indica l’approvazione da parte dei funzionari dei due governi- per essere legge avrebbe dovuto essere approvato dai rispettivi parlamenti. Quello elvetico l’ha fatto, quello italiano per nulla, rinviando di governo in governo: da Renzi a Gentiloni sino a Conte. Manca la volontà per il timore di veder penalizzati i lavoratori e gli enti locali e di ciò gli svizzeri si sono più volte lamentati, anche pubblicamente e anche minacciando di sospendere il trasferimento dei ristorni, cioè delle tasse incamerate.

 


 

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