VERBANIA - 27-05-2020 -- La ricostruzione
della dinamica dell’incidente non è stata sufficientemente chiara per convincere il giudice a pronunciare una sentenza di condanna. Nel novembre del 2016, sul rettilineo tra Fondotoce e Feriolo, ci fu uno scontro frontale. Al volante di una Fiat Punto viaggiava, in direzione Baveno, una donna di. Di fronte a lei, nella corsia opposta, procedeva la Peugeot 106 condotta da un cittadino residente nel Verbano ma di origine sudamericana, che aveva a bordo i due figli minori. Dopo l’impatto, i veicoli si arrestarono in mezzo alla carreggiata, in una posizione che non ha permesso alle forze dell’ordine di stabilire con esattezza la dinamica. Fu invece accertata l’ebbrezza della conducente della Punto, che per aver avuto il tasso alcolemico superiore alla soglia di legge, ha già affrontato un procedimento penale per guida in stato di ebbrezza definito con la messa alla prova e i lavori di pubblica utilità. Davanti al giudice Donatella Banci Buonamici doveva però rispondere di lesioni stradali, dei traumi patiti dal padre (8 giorni di prognosi) e dai due figli (10 l’uno). Secondo la testimonianza del sudamericano, costituito parte civile con l’avvocato Alessandro Corletto, era stata la Punto a invadere la corsia e lui aveva cercato di evitarla sterzando a sinistra, perché a destra finiva la carreggiata e non vi era spazio di manovra. La tesi è stata confutata dal perito di parte della difesa, sostenuta dall’avvocato Cristina Gulisano. Nel procedimento il giudice ha nominato il consulente tecnico che oggi ha testimoniato in aula, fornendo una ricostruzione non risolutivo ma confermando la compatibilità delle due versioni. Il pm Anna Maria Rossi ha chiesto la condanna della donna a 9 mesi di reclusione, la parte civile s’è associata avanzando richiesta di risarcimento danni. Difesa e responsabile civile (la compagnia di assicurazione) hanno insistito per l’assoluzione. Il giudice l’ha assolta ritenendo che non sia stata raggiunta la prova della colpevolezza.


