
VERBANIA - 28-04-2020 -- Ha lottato sino all’ultimo,
aggrappandosi all’affetto della moglie e delle figlie, sostenuto da un’incrollabile fede, ma non ce l’ha fatta. S’è spento ieri sera alla casa di cura Garofalo di Gravellona Toce, dove era ricoverato, Giorgio Borghini. Verbanese di origine e residente ad Arizzano, aveva 59 anni. Gli ultimi li ha trascorsi opponendosi a un brutto male, che non gli ha impedito di essere ciò che è sempre stato: un musicista, un animatore ed educatore, un uomo serio e allo stesso estroso, un’artista, un’altruista.
In tanti oggi lo piangono, segno di una rara capacità di instaurare rapporti positivi con gli altri. Lavorava all’Opera pia Domenico Uccelli di Cannobio, dove ha promosso progetti innovativi coinvolgendo gli anziani ospiti anche nel segno della musicoterapia. Ne ha raccolto le memorie e ha scritto tre libri: “Il regalo dei nonni”, “Tre ponti e un segreto” e “Il presepio di nonna Silvia”. Editi dalla Fondazione, hanno finanziato, all’interno dell’Opera pia, la creazione dell’”Orto di nonna Silvia”.
Aveva una straordinaria capacità di coinvolgere le persone, partendo da ciò che meglio di tutto padroneggiava: la musica. Borghini era un percussionista di eccellenti e riconosciute capacità. Un maestro, protagonista di innumerevoli esibizioni e concerti nei più disparati contesti, tra cui il festival Poliritmica, di cui era stato promotore. Nel 2019 aveva raccontato, condensando questa esperienza in un libro -“La pelle che vibra”- trent’anni di espressioni artistiche. La presentazione l’aveva fatta proponendo il “drum circle”, che era diventato un po’ il suo marchio di fabbrica. Attorno a sé e al suo tamburo ci si poneva in cerchio, ascoltando ma anche partecipando in prima persona, con uno strumento a percussione o anche solo qualcosa che gli somigliasse, a qualcosa che andava oltre alla semplice performance. La passione per la musica non l’ha abbandonato anche nei tanti momenti difficili di questi anni e l’ha coniugata anche in progetti benefici. La carità e l’altruismo erano strettamente legati ai suoi valori cristiani, che ha sempre rivendicato insieme a una profonda fede.
L’ultimo drum circle, lo scorso febbraio a Ghiffa, sapeva che forse sarebbe stato l’ultimo, almeno per un po’. S’è aggrappato alla speranza, ha affrontato con grande coraggio la malattia, sostenuto dalla moglie Leonora e dalle figlie Gloria e Alessandra. Se n’è andato lasciando dietro di sé dolore e rimpianto, ma anche il ricordo di un’artista dall’estrema vitalità.


