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VERBANIA - 24-02-2020 -- Scuole chiuse

e niente gite, chiese e musei off limits, stop a qualsiasi tipo di evento o manifestazione pubblica e privata, all’aperto o in luoghi chiusi. E, ancora, obbligo di segnalarsi all’Asl se si è di ritorno da un luogo “caldo” per effettuare una quarantena domiciliare sorvegliata. Inizia oggi -e non è chiaro nemmeno quali sono, nel dettaglio, tutte le limitazioni imposte- la prima settimana italiana del coronavirus. Che, per il Piemonte (Vco compreso), significa massima allerta.

Oggi, alla riapertura degli uffici, nei vari tavoli ministeriali, prefettizi e sanitari si metterà nero su bianco ciò che si può o non può fare. Si potrà andare in palestra? In piscina? Le attività sportive si fermeranno in toto? I centri anziani saranno aperti? Sono tutti nodi da sciogliere, figli dell’ordinanza emessa ieri dalla Regione Piemonte, a stretto giro di posta di quelle di Emilia Romagna e Lombardia, poche ore dopo la riunione-fiume del Consiglio dei ministri.

Da pagine di giornale e servizi di tiggì che raccontavano dei casi di Covid-19 in Cina e in Asia, s’è passati tutto d’un colpo all’emergenza, anche nella percezione dell’opinione pubblica. Perché fino a sabato, pur essendo noti i primi casi di contagio, non c’era sentore di crisi. Poi, la situazione è precipitata. Lo si è capito subito quando in tarda serata è stato parzialmente bloccato il campionato di calcio di serie A, cioè uno degli eventi di massimo interesse pubblico. A cascata, a macchia di leopardo e senza nemmeno troppa organizzazione, sono stati bloccati gli eventi sportivi minori in Lombardia ed Emilia Romagna, parzialmente in Piemonte (solo a Torino città, fatto che ha aumentato la confusione). Quando, infine, è intervenuto il governo e s’è capito che le misure adottate non erano normali -mai era accaduto che, per un’epidemia, si isolassero paesi interi e si fermassero tutte le manifestazioni- s’è creata una psicosi che ben è testimoniata dalle foto degli scaffali dei supermercati vuoti, presi d’assalto da chi teme, a ragione o a torto, di dover stare tappato in casa per chissà quanto.

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