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libro rodari

VERBANIA – 04-02-2020 – Sentimento e scienza,

ricordi, memoria e… affetti. È un omaggio a Verbania, ai suoi medici (amici e colleghi) e alla professione cui ha dedicato l’intera vita, il libro che, dopo un lavoro durato tre anni, ha mandato alle stampe il professor Tomaso Rodari. “Io ricordo…” -questo è il titolo del volume- è stato presentato a fine 2019 ai soci del Lions club di Verbania, che ne è l’editore.

È un’opera curata come una pubblicazione scientifica, al cui rigore si aggiunge il sentimento di un uomo che, alla soglia dei 90 anni, indugia talvolta sul passato e porge, in un certo senso, un testimone alle nuove generazioni. Ne esce un volume preciso, puntuale, che ripercorre, al di là dei meri dati biografici, la storia degli uomini e delle donne che hanno scritto le più importanti pagine della medicina verbanese, di cui egli è tuttora un autorevole esponente.

Nato nel 1930 in quella che ancora era Intra (in località le Vigne, a due passi dall’ex ospedale cittadino), dopo aver conseguito la maturità classica, Rodari si laurea nel 1950 all’Università di Pavia. Si dedica alla diabetologia, all’epatologia e alla cardiologia: insegna e conduce studi scientifici illustrati in oltre 150 articoli. In Italia e all’estero (a Parigi e Bruxelles) costruisce una carriera che lo porta a diventare primario all’ospedale di Borgosesia nel 1968 e, dal 1976, al “Castelli”, dove contribuisce alla nascita del Dea.

La città di Verbania l’ha insignito nel 2010 della benemerenza, attestato di stima e di gratitudine. Ed è in anni recenti che, più che ottuagenario, pensa a un libro di memorie, che costruisce come un’antologia biografica in quattro sezioni: medici ospedalieri, specialisti ambulatoriali, ospedalieri di altri enti, e di medicina generale. Si inizia dall’Ottocento, con Giuseppe Perassi e Giovanni Battista De Lorenzi; e si arriva ai giorni nostri, con i ricordi di Mario Bersi e Annalisa Luraschi, scomparsi di recente. In mezzo ci sono i nomi di professionisti conosciuti, le cui foto in bianco e nero -la copertina è un collage di tanti volti- evocano ricordi nel lettore. Nel porsi con un approccio scientifico, il professor Rodari dedica un’ampia premessa a riflessioni mediche sulla memoria, che fanno da contraltare al commiato, una breve nota personale in cui si rivolge ai “cari colleghi” che non ci sono più, una riflessione sulla vana speranza che la scienza riveli il futuro, che non è conoscibile.

Alla presentazione, davanti al Lions club di Verbania di cui è stato per decenni socio, Rodari non ha potuto esserci per motivi di salute. Ma, ringraziando -ricambiato- i presidenti sotto il cui mandato s’è compiuta la fatica letteraria (Paolo Gramatica, Gian Alberto Micotti e Gaetano Losa), ha fatto ugualmente sentire la sua presenza. “Io ricordo…”, in fondo, è anche questo: la testimonianza della propria impronta nel racconto dei colleghi che con lui hanno condiviso una pagina di storia della città.

 

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