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VERBANIA – 20.01.2020 – Niente lavori

socialmente utili: andrà a processo. È stato il pm Anna Maria Rossi a chiedere -trovando il consenso del giudice- che l’imputato, al quale contesta una condotta criminale abituale, non possa definire la sua posizione con la messa alla prova, cioè con i lavori di pubblica utilità e con l’estinzione del reato. Anzi, dei reati, perché Roberto Conte, di Gravellona Toce, è a giudizio al tribunale di Verbania per evasione e simulazione di reato. Sottoposto per altri procedimenti al regime degli arresti domiciliari, il 23 febbraio del 2018 poté uscire di casa perché, preventivamente autorizzato dal magistrato, aveva un appuntamento dal dentista a Domodossola. Dopo quell’appuntamento, però, non fece ritorno a casa e i carabinieri lo denunciarono per evasione. Un’evasione che l’uomo giustificò con un fatto di forza maggiore, cioè l’essere stato rapinato del portafogli, alle 18 di quello stesso giorno, da tre soggetti ignoti a Domodossola. A rafforzare le sue affermazioni il 26, cioè tre giorni dopo, sporse una prima denuncia, che integrò la settimana successiva, commettendo –così gli contesta la Procura– la simulazione di un reato, con l’aggravante che è servita per occultare l’altro reato, l’evasione. Difeso dall’avvocato Carlo Falciola, Conte ha chiesto la messa alla prova che, negata dal giudice, lo porterà a giudizio. Imputato e legale hanno scelto il rito abbreviato.

 

 

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