VERBANIA – 15.01.2020 – “È stato un abbaglio colossale
e può sembrare un racconto incredibile, ma quale interesse avrebbe la parte offesa a inventarselo? Non ha chiesto un risarcimento, ha denunciato tutto e ha messo in piazza i suoi interessi, anche economici”. Il pm Olimpia Bossi ha puntato tutto sull’assioma che le grandi truffe vanno a segno -e accadono tutti i giorni- se gli inganni sono ancor più grandi, per chiedere la condanna di due presunti truffatori tedeschi che, in pochi mesi del 2016, avrebbero sottratto con la promessa di un investimento redditizio, 300.000 euro a un commerciante verbanese e alla moglie.
Questi sporse denuncia a inizio 2017, confessando di aver consegnato a due persone conosciute da poco tempo, ingenti somme in contanti per futuri investimenti all’estero che gli avrebbero reso il 5%. Investimenti che il commerciante non ha saputo dettagliare, così come non ha potuto provare i ripetuti pagamenti, pur potendo presentare estratti conto con prelievi in contanti per 156.000 euro e fornire il racconto di quello che ritiene essere stato un inganno da professionisti.
Il contatto nasce nel marzo del 2016, quando un sedicente imprenditore tedesco prende alloggio in un albergo di Verbania. Il bar è a pochi passi e l’uomo inizia a frequentarlo assiduamente. E al titolare parla, mostrando documenti e dati sul tablet, di grossi investimenti finanziari in fondi che all’estero rendono bene. Nasce una conoscenza, che diventa amicizia. Il tedesco presenta un socio con attività nella ristorazione e, con l’aiuto dei nuovi amici, i due aprono altrettanti conti correnti a Verbania. C’è talmente confidenza che la moglie dell’esercente presta le valigie all’amico e questi, quando fa venire sul lago la mamma, la invitano a pranzo a casa. La presenza assidua induce il tedesco a cercare un appartamento. Ne prende in affitto uno arredato in centro, nelle vicinanze, per 1.400 euro mensili. E gli arredi che mancano glieli compra l’italiano. Intanto si prospetta un altro affare: vendere la villa del verbanese in Germania, operazione che i tedeschi progettano aprendo una società ad hoc. Questa compravendita non si concretizzerà perché i due lasciano il Verbano e spariscono.
Le indagini condotte dalla sezione di pg dei carabinieri e coordinate dal luogotenente Massimo Verzotto portano all’identificazione di Bjorn Dietmar Busch e Aleksander Ruzicka, che in patria hanno precedenti specifici per truffa. Ritenendo credibile la versione del denunciante, la Procura istruisce il processo che s’è celebrato oggi. Ruzicka, la cui posizione era considerata minore dall’accusa, ha scelto il rito abbreviato. Busch l’ordinario. Entrambi sono stati assolti perché il fatto non sussiste dal giudice Rosa Maria Fornelli nonostante il pm ne avesse chiesto la condanna. Il magistrato non ha evidentemente ritenuto credibile il racconto del commerciante (che non si sono costituiti parte civile) e della moglie, o non sufficienti le prove esposte.


