VERBANIA – 30.04.2019 – Sono ormai quattro mesi
che tra Italia e Svizzera, Canton Ticino e province confinanti (Vco, Varese e Como su tutte), circola –è proprio il caso di dirlo– un problema a quattro ruote. Il Decreto sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini ha modificato due articoli del codice della strada che riguardano la circolazione in Italia di veicoli immatricolati all’estero. Per frenare i furbetti che compravano un mezzo in paesi (anche extra-Ue) stranieri beneficiando delle agevolazioni economiche su assicurazione e bollo, è stato imposto un divieto tassativo: chi risiede nel nostro Paese da più di 60 giorni può guidare solo veicoli con targa italiana, salvo poche deroghe, pena una multa compresa tra 712 e 2.848 euro E se possiede veicoli stranieri, deve reimmatricolarli entro 180 giorni.
Applicata in tutto il resto dello Stivale, la norma ha un senso diverso rispetto alle aree di confine, dove accade per esempio che ci siano italiani residenti in Italia –alcune categorie di frontalieri– che hanno aperto un’azienda oltreconfine e che, quindi, dispongano di veicoli, spesso da lavoro, con targa ticinese. Veicoli che non possono portare al di qua di Piaggio Valmara, Ponte Ribellasca o Gondo, per stare su una casistica nostrana.
Della questione si sono interessati anche due deputati del M5S. Il luinese Niccolò Invidia ha annunciato che, insieme al collega e compagno di partito, Federico D’Incà (di Belluno) ha pronto un emendamento per correggere questa norma e risolvere l’impasse.


