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VERBANIA – 25.10.2018 – Hanno ammesso tutto,

si sono anche detti pentiti, ma per quella coltivazione così rigogliosa e “produttiva” non hanno potuto ottenere clemenza. Vanno dai 18 ai 24 mesi le condanne che il Tribunale di Verbania ha stabilito per due giovani fratelli di Paruzzaro accusati della coltivazione illecita di marijuana. Francesco Vignola, di 27 anni, e il fratello minore Alessio (oggi ventenne, ma all’epoca dei fatti poco più che maggiorenne) nell’ottobre 2016 furono arrestati perché scoperti a condurre una vera e propria piantagione. Nella loro abitazione, dotata di lampade alogene, di numerosi vasi e di un armadio per l’essicazione delle piante, finalizzavano un’attività che in larga parte avevano celato nei boschi di Invorio. Quando i carabinieri di Gattico li scoprirono appostandosi fuori dall’area boschiva e pedinando uno dei due, si trovarono di fronte a circa cinque chili di marijuana, equivalenti – come fu accertato in laboratorio – a 21.000 dosi di stupefacente. Troppi per poter chiedere, come ha fatto il loro legale, l’avvocato Alessandro Franceschini di Varese, la lieve tenuità del fatto. E irrilevanti per poter considerare, così come hanno dichiarato i due oggi in aula, che si trattasse di droga a uso strettamente personale coltivata per sfuggire alla “mafia”, come hanno chiamato il “giro” dei pusher locali. La legge, infatti, vieta del tutto, a prescindere dalla quantità, la coltivazione di piante con poteri stupefacenti. Per questa ragione il pm Anna Maria Rossi ha chiesto nei loro confronti pene abbastanza severe: due anni e mezzo con 6.000 euro di multa –anche per via di un precedente– per Francesco; un anno e otto mesi (più 4.000) per Alessio. Il giudice Donatella Banci Buonamici le ha ridotte, rispettivamente a due anni e due mesi (con 2.000 euro di multa) e a un anno e sei mesi.

 

 

 

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