VERBANIA – 15.10.2018 – Uno studente con un braccio fratturato
che accusa l’ex professore d’averlo spinto a terra, il docente accusato che si difende e fornisce una versione totalmente differente. Sarà il tribunale di Verbania a stabilire che cosa realmente accadde all’istituto “Cavallini” di Lesa nella prima ora del 12 novembre del 2015. Quattro anni scolastici or sono, un allora quindicenne residente nel Verbano e iscritto al primo anno di Agraria (in seguito cambiò scuola) incappò, a inizio mattinata, nella reprimenda della professoressa di scienze che si lamentava del troppo baccano in classe. Decisa a risolvere il problema, l’insegnante lasciò per un attimo l’aula e si recò da un collega chiedendone l’intervento. Questi prese con sé due studenti, che si portò appresso. Fu lì, nell’altra aula, che uno dei due, cercando di uscire dalla porta, fu bloccato dal prof. “Mi cinturò sotto le ascelle, mi alzò di peso e mi buttò a terra: sentii il braccio rompersi”, ha raccontato, spiegando che non aveva intenzione di lasciare la classe senza permesso, ma che aveva l’urgenza di recarsi al bagno. Da quell’incidente, senza alcuna querela per lesioni e dopo essere stata risarcita dall’assicurazione, è scaturito un procedimento penale che vede il professore imputato di abuso dei mezzi di correzione e disciplina. “In questo processo si rischia che qualcuno finisca processato per falsa testimonianza”, ha spiegato Matteo Mossio, avvocato del docente, che ha contestato alla parte offesa alcune dichiarazioni rese in allora ai carabinieri, preannunciando che dall’esame dei testi della difesa (11 aprile e 7 giugno le udienze già calendarizzate) emergerà una versione differente.


