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VERBANIA - 24.09.2018 - Convivialità e sapori antichi:

sensazioni familiari che evocano ricordi, frammenti di memorie gustative anche per chi la memoria non ha più. Come i malati di Alzheimer e di patologie neurologiche che frequentano il "Caffè della Memoria" del Consorzio dei Servizi sociali del Verbano. Per loro e i loro familiari, oggi a Villa Olimpia c'è stato un momento speciale, offerto dalla locale condotta di Slow Food con la collaborazione della coop Divieto di Sosta, di Nova Coop e dei volontari che si adoperano per rendere le giornate di questi ammalati e delle loro famiglie un po' meno pesanti. In occasione del salone "Terra Madre" in programma in questi giorni a Torino, Slow Food ha proposto una versione aggiornata del "barachin" (nel Verbano meglio conosciuta come "schiscetta"): il pranzo "in barattolo" che - prima dell'avvento delle mense aziendali - gli operai si portavano in fabbrica per la pausa pranzo. A studiare il menù, con la speranza di poter evocare negli ammalati sensazioni familiari, sono state la fiduciaria della Condotta, Maria Cristina Pasquali con la psicologa che segue il "Caffè della Memoria". Ecco allora la polenta con le erbe e i legumi, i pomodori, il formaggio di Crodo, le pesche con gli amaretti e la cannella. Tutti sapori senza tempo e preparati con affettuosa cura. Non sapremo mai quanto gli ammalati abbiano percepito, ma per i loro familiari, l'occasione di passare qualche ora in serenità è stato un dono gradito. Non a caso, come rimarca la direttrice del Consorzio dei Servizi Sociali, Chiara Fornara, il "Caffè della Memoria" si rivolge in egual modo alle famiglie, servendo a combattere lo stigma di patologie a volte ancora vissute con vergogna, e che sempre portano all'isolamento le stesse famiglie. Sono più di 40 gli ammalati che con i loro parenti frequentano il Caffè della Memoria, prendendo parte alle varie iniziative, come le lezioni di musicoterapia, o il corso di yoga destinato ai familiari che partirà a breve. E poi capita - spiega Fornara - che il muro di silenzio entro il quale la malattia costringe queste persone, a volte sembra cedere qualcosa, "ad esempio quando entrano in gioco le vecchie canzoni. E allora persone che hanno perduto la parola tornano a cantare, con i versi giusti".

Antonella Durazzo  

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