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chiamparino vco

VERBANIA – 22.09.2018 – “Al di là dei canoni idrici,

non ho colto motivi razionali perché il Vco ci guadagnerebbe ad andare in Lombardia”. Pur detta con garbo al termine di una mattinata di toni pacati, è questa la conclusione che Sergio Chiamparino ha tratto oggi dalla sua prima uscita nel Vco in vista del referendum del 21 ottobre. Il governatore del Piemonte, accompagnato dal vice Aldo Reschigna e dall’assessore alla Cultura Antonella Parigi, stamane al Tecnoparco ha parlato a un’ottantina di persone, perlopiù amministratori (quasi tutti di area Pd) ed esponenti di associazioni di categoria, spiegando le ragioni del no. Il suo è stato un intervento istituzionale che, in premessa, ha sdoganato il comitato del sì (in sala c’era il presidente Valter Zanetta, che è pure intervenuto) negando la narrazione del referendum-truffa lanciata l’altro ieri dai Giovani democratici del Vco. “Questo è un provvedimento di rango costituzionale, non un semplice referendum – ha detto –, né una questione politica di centrodestra, centrosinistra o Movimento 5 Stelle”.

L’approccio al tema è stato soft, preceduto dall’ammissione delle difficoltà del territorio e dalla disponibilità a concedere “non nell’immediato” un’autonomia “che è giusta e che sta anche nella legge”. “Si poteva fare di più? Sì. Si deve fare di più? Sì. Il Vco è stato trascurato? No” è la sintesi della posizione di Chiamparino che chiede al territorio le proposte per un “manifesto” dell’autonomia. Su quel “no” il ruolo di difensore d’ufficio è toccato a Reschigna, l’uomo del Bilancio ed esponente locale a Torino. “Si può pensare che sia voluto, ma è casuale che stiano andando a conclusione alcuni progetti cui abbiamo lavorato negli ultimi anni: 7,5 milioni per gli impianti di risalita di Macugnaga, 2,5 per la viabilità d’accesso a San Domenico e al Devero, i fondi per il progetto Aree interne dell’Ossola”. Altri, in cantiere, sono stati annunciati, anche come argomento di dibattito referendario. “Metteremo 6 milioni per il giardino del parco di Villa San Remigio che sarà concesso in comodato al Comune e finanzieremo i lavori -non il progetto- della ciclabile del Lago Maggiore: scelga il territorio se il tratto Verbania-Cannobio o il tratto Verbania-Arona”. Rammentando che nel 2018 da Torino sono arrivati alla Provincia 4 milioni più uno per le spese del personale “la cifra massima mai concessa sono stati i 5 milioni della gestione Bresso”, Reschigna non ha risparmiato una critica politica. “Come Regione non entriamo nella campagna elettorale, ma pretendiamo che non lo faccia la Lombardia: è stato scorretto mandare un funzionario (il riferimento è alla serata dei giorni scorsi al Chiostro, ndr) a parlare di fiscalità fornendo dati parziali”. A proposito di tasse, il vicepresidente ha lanciato l’allarme per i cavatori ossolani: “Sappiano che in Lombardia l’imposta al metro cubo estratto è cinque volte la nostra, così come ci sono altre differenze sulle esenzioni del bollo auto. Bisogna essere onesti e dire che non esiste un luogo del bene e uno del male”. Anche Parigi ha rivendicato che il Piemonte eroga 37 milioni per la cultura e la Lombardia solo 15”.

Il dibattito ha raccolto la segnalazione di problemi noti come i trasporti (perché non c’è un treno diretto per Torino), le infrastrutture, i servizi e la sanità, con il tema ineludibile –anche per il vicesindaco di Macugnaga e primario del Dea Paolo Gramatica, che s’è speso apertamente contro la “bufala” che la sanità lombarda sia migliore– dell’ospedale unico di cui “non si può fare a meno”, ha detto Reschigna svelando alcune novità di questi giorni.

Sono intervenuti anche alcuni membri del Comitato per il sì e se i sindacati, così ha detto Luca Caretti per la Cisl Piemonte orientale, si schiereranno per il no “comunicheremo la prossima settimana la nostra posizione congiunta che è per restare in Piemonte”, Confartigianato si chiamerà fuori. “Io andrò a votare perché non è mia abitudine astenermi”, ha affermato Reschigna, lasciando le conclusioni al governatore. Chiamparino ha invitato a riflettere sugli effetti che avrebbe una simile decisione e nel dire no ha rilanciato l’autonomia, non senza una frecciata a chi rappresenta il territorio in parlamento. “Non dimentichiamoci che se Sondrio e Belluno ce l’hanno fatta è perché avevano dietro onorevoli come Bressa e Tremonti che si sono spesi in prima persona”.

 

 

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