
VERBANIA – 20.09.2018 – Le promesse vanno mantenute.
È questo il ritornello che negli ultimi giorni accompagna il cosiddetto “Bando periferie”, il maxifinanziamento che i governi Renzi e Gentiloni hanno messo in campo per riqualificare le periferie degradate dei capoluoghi di provincia e che per Verbania s’è tramutato in otto milioni di euro per la zona di Fondotoce tra secondo lotto del Movicentro (il parcheggio della stazione), il secondo lotto della ciclabile Suna-Fondotoce, tra la riqualificazione delle spiagge e gli interventi minori alla Casa della Resistenza e in ambito turistico. Il governo Gentiloni aveva stanziato il denaro, firmato le convenzioni e avviato le pratiche. Verbania ha pagato i progetti e, nel caso della stazione, addirittura bandito la gara d’appalto. Il governo Conte, con un emendamento al Decreto Milleproroghe, ha bloccato tutto. I soldi ci sono (almeno sulla carta) ma l’erogazione è sospesa, congelata al 2020 e anni a venire. Di fatto: è tutto fermo. Ecco così che il Pd –e anche per questo sabato è venuto l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti– chiama in causa Lega e M5S e, addossando loro le responsabilità politiche di una scelta sciagurata che, sostengono, fa venire meno il rispetto istituzionale e la correttezza di chi ha firmato contratti ed ora deve rispettare i patti.
Tralasciando che Fondotoce non è una periferia socialmente degradata, ma in Italia la burocrazia vince sempre e per erogare denaro pubblico ci si devono inventare bandi con clausole e cavilli che diventano la “scusa” per opere pubbliche (vedi Pisu e il progetto del Cem), il principio non fa una grinza. Pacta sunta servanda è un brocardo latino cardine di uno dei basilari principi giuridici che, a quanto si dice a Palazzo di Città, potrebbe portare l’Amministrazione verbanese a fare causa al governo per quei soldi. Il principio, in linea teorica, dovrebbe valere sempre, perché di patti da rispettare e non rispettati in zona ce ne sono stati e ce ne sono altri.
Pacta sunt servanda valeva per il finanziamento regionale per la palazzina di alloggi popolari di via Case Nuove a Verbania: 1,5 milioni concessi nel 2011-2012 dal Piemonte, assegnati tanto che gli uffici comunali indissero la gara d’appalto e assegnarono i lavori (poi finiti), e poi sospesi –esattamente come il Bando periferie– in attesa di tempi migliori. Lo stop arrivò nel 2013-2014, quando Verbania era retta dal commissario Michele Mazza, che pagò i 15 appartamenti con l’avanzo di amministrazione degli anni 2012 e 2013 e lasciò in eredità alla nuova giunta la decisione su come agire. Il sindaco Silvia Marchionini scelse di non intentare causa alla Regione, accettò la cancellazione del milione e mezzo e, attirandosi anche le critiche delle minoranze e di un pezzo di maggioranza (è stata anche istituita una Commissione di indagine riservata), mise in vendita i 15 appartamenti, oltre a restituire la cifra anticipata da Torino.
Pacta sunt servanda vale anche per la nuova sede del “Maggia” di Stresa, che il Comune ha accettato sia costruita sul terreno di sua proprietà oggi adibito allo stadio (il “Luigi Forlano”) in un accordo di programma che prevede l’intervento economico mediante la donazione di un immobile dell’associazione Hospes ma che, soprattutto, contempla che la Provincia realizzi a sue spese uno stadio equivalente di valore in località Motta Vinea. Quello stadio che l’attuale Amministrazione guidata da Stefano Costa dice di non potersi permettere e che intende stralciare, con il parere contrario del Comune, dall’intesa, che è un contratto, prevede degli obblighi e che potrebbe anch’esso chiudersi con una causa.


