TREVISO - 05.09.2018 - No alla dichiarazione di insolvenza di Veneto Banca. È stato l'ex direttore generale e amministratore delegato Vincenzo Consoli a ricorrere contro la sentenza con cui, lo scorso 27 giugno, la sezione fallimentare del tribunale di Treviso ha dichiarato che, alla data del 25 giugno 2017, l'istituto di Montebelluna non era in grado di onorare i propri impegni finanziari.
L'istanza di Consoli sarà discussa dalla Corte d'Appello di Treviso il 18 ottobre. Non si tratta di una semplice questione giuridica sulla differenza di status di Veneto Banca (oggi in liquidazione coatta amministrativa, domani -se insolvente- fallita). Per i creditori cambia poco, ma per Consoli corre una grande differenza, perché la dichiarazione di fallimento farebbe scattare ipotesi di reato molto gravi, e con prescrizioni lunghe, connesse alle varie fattispecie della bancarotta. Attualmente l'ex dominus di Montebelluna é oggetto di un procedimento penale per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Il processo, arrivato in fase di udienza preliminare a Roma, s'è chiuso con una dichiarazione di incompetenza territoriale. Le difese degli imputati (oltre a Consoli altri manager, amministratori e imprenditori) hanno sostenuto che i reati, se mai ve ne siano, sarebbero stati commessi in Veneto e non a Roma, sede della Banca d'Italia, autorità vigilante. Accogliendo questa tesi il giudice ha rispedito il ponderoso incartamento alla Procura di Treviso, che deve reistruire il procedimento partendo dalla fase di chiusura indagini in un periodo molto vicino alla scadenza della prescrizione per quei reati, che è molto più corta di quella della bancarotta.


