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VERBANIA – 29.08.2018 – Giù le mani dall’ex inceneritore

di Mergozzo. Spento da sei anni e con una data di scadenza (va smantellato entro il 2025), l’impianto in località Prato Michelaccio che continua a funzionare come sito di stoccaggio e di pre-lavorazione dei rifiuti è a forte rischio chiusura. Il prossimo 22 febbraio scade l’Autorizzazione unica ambientale e la Provincia, l’ente che dovrebbe rinnovarla, ha già fatto sapere –con una nota scritta del funzionario responsabile– che non lo farà, invitando ConSerVco e Coub a non presentare nemmeno la domanda perché sarebbe rigettata. Questa posizione giunge al termine di un anno di incontri e tavoli tecnici con tutti gli enti interessati per una sorta di pre-conferenza dei servizi dalla quale era uscito un parere positivo, seppur vincolato.

Il problema di Prato Michelaccio è la sua esondabilità. La collocazione sulla sponda sinistra del Toce, in un punto senza arginature ed esposto alle piene del fiume, lo pone in una “zona rossa” e al rischio che, entrando nel sito, l’acqua trascini fuori rifiuti o materiale inquinato creando un danno ambientale. Da anni si discute su come uscire dall’impasse senza rinunciare definitivamente al sito. Un’ipotesi, quella della chiusura, che rischia di costare carissima agli enti locali e ai cittadini. Se a febbraio l’Autorizzazione unica ambientale non verrà rilasciata, ConSerVco e Coub dovranno trovare una nuova zona in cui far confluire, prima di avviarli in discarica e dopo averli separati, i rifiuti della Provincia. Un costo rilevante da spartire tra i 76 comuni, cui s’aggiungerà il costo – sostenuto dalla quarantina di enti del Verbano-Cusio-Bassa Ossola soci dell’ex Aspan – della bonifica totale dell’area. Costo che, in ultima analisi, si scaricherà sui cittadini tramite la Tari perché il monte delle spese generali di raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti è totalmente a carico del contribuente.

Per scongiurare questa ipotesi i sindaci appartenenti al comitato di controllo analogo del Coub hanno chiamato in causa la Provincia. Giovanni Morandi (Gravellona Toce) e Giandomenico Albertella (Cannobio), nel loro ruolo anche di consiglieri provinciali hanno presentato al presidente Stefano Costa un ordine del giorno congiunto (approvato all’unanimità) in cui dichiarano –in verità, ribadiscono, perché questa è sempre stata la posizione dei sindaci– il ruolo strategico del sito. Non si tratta solo di un tecnicismo, perché con questa “etichetta” è possibile ottenere l’Autorizzazione unica ambientale. È comunque paradossale che il consiglio dell’ente cui appartiene il funzionario responsabile dell’iter sia di un parere nettamente opposto e sconfessi il suo stesso tecnico. Questa vicenda sa molto dell’italica contrapposizione tra politica e burocrazia.

 

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