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BERNA - 24.08.2014 - (a.d) Non è la Svizzera che può decidere

come l'Italia spende i ristorni dei frontalieri. E', in estrema sintesi, il motivo che ha portato il Consiglio federale elvetico a respingere, l'altro giorno, la mozione presentata a giugno dal parlamentare ticinese del Ppd Marco Romano. Mozione che chiedeva appunto, di intavolare trattative con Roma per la progettazione e della realizzazione di infrastrutture transfrontaliere per il trasporto pubblico, utilizzando allo scopo i ristorni dell'imposizione dei lavoratori frontalieri. L'esponente del "Partito popolare democratico" aveva sullo stesso tema depositato in marzo un'interpellanza ottenendo riposta negativa dal Consiglio. Tuttavia, i Cantoni hanno la facoltà di
concludere con l'estero trattati nei settori di loro competenza e, ribadisce il Consiglio federale: "Il finanziamento delle infrastrutture transfrontaliere può, in linea di principio, rientrare in tale competenza. Alla luce di questa possibilità e della volontà espressa più volte in varie forme dalle Autorità ticinesi di creare nuove dinamiche di collaborazione tra Svizzera e Italia nella gestione del traffico transfrontaliero, una trattativa volta a trovare un nuovo accordo è un'opportunità da esplorare". Inoltre, si fa presente che stando agli accordi, la compensazione finanziaria va versata a Regioni e Comuni di confine, è dunque con questi che andrebbero intavolate eventuali trattative. Ma non è tutto, al fine di potenziare le infrastrutture per il trasporto pubblico tra Svizzera e Italia esiste già una "dichiarazione d'intenti" firmata nel 2012 e con scadenza 2020 che dovrà essere aggiornata secondo i bisogni attuali, "tenendo conto anche delle opinioni del Canton Ticino", precisa il Consiglio. 

 

 

 

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