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ponte crollo

VERBANIA – 19.08.2018 – Ciò che crolla, va ricostruito.

Non s’esaurisce l’ondata di cordoglio, dolore e (anche) indignazione per i morti nel crollo del ponte “Morandi” di Genova, che già si parla del futuro. Della messa in sicurezza dei viadotti esistenti e della necessaria ricostruzione –come, a che costo e a cura di chi, si vedrà– di un’arteria vitale per la città ligure e per tutto il nordovest dell’Italia.

La storia, anche nel piccolo fazzoletto di terra che è il Verbano Cusio Ossola, racconta di altri crolli e di ricostruzioni. I più recenti, nel 2000, hanno a che fare con l’alluvione che fece uscire dagli argini il Toce portandosi via un pezzo di superstrada a Masera e che in Valle Anzasca vide interrotta l’ex statale che porta a Macugnaga. Nel primo caso il ripristino fu relativamente breve, nel secondo ci sono voluti più di 15 anni per avere la galleria del Mont Rubi e bypassare i ponti bailey collocati in emergenza in riva all’Anza.

La storia meno recente racconta di un’altra ricostruzione record. L’8 ottobre del 1977 un’altra alluvione si portò via il ponte della ferrovia tra la stazione di Fondotoce e Feriolo, interrompendo la linea del Sempione, sulla quale ogni giorno transitavano 130 convogli, nazionali ma soprattutto internazionali. Per la ricostruzione fu chiamato in causa l’Esercito. Il reggimento Genio Ferrovieri in meno di otto mesi collocò un nuovo e avveniristico ponte in ferro a un’unica campata lungo 120 metri. Era la prima volta che una simile opera si realizzava in Europa e all’inaugurazione, il 27 maggio 1978, a Verbania arrivò il ministro dei Trasporti Vittorino Colombo, che lo inaugurò insieme al generale Eugenio Rambaldi e alla presenza delle autorità, tra cui l’allora sindaco Francesco Imperiale in una cerimonia raccontata al cinegiornale dell’istituto Luce il cui servizio si può vedere on-line. Per quell’impresa il Reggimento Geni Ferrovieri ottenne dal presidente della Repubblica la croce di bronzo al merito dell’Esercito.

Andando ancor più indietro nel tempo e soffermandosi su Verbania e sul torrente San Bernardino, il crollo di ponti e viadotti è stata quasi una costante nel XX secolo. Nel 1901 crollò il vecchio ponte del Plusc sostituito da quello in ferro oggi inutilizzato (fu dichiarato pericolante negli anni ’90), il 22 agosto 1965 quello alla foce, i cui piloni erano stati indeboliti alla base. Sempre agli anni ’90 risale il crollo del ponte romanico (solo pedonale) sul san Giovanni, tra via Restellini e via Intra-Premeno. Non è mai stato ricostruito, sostituto da una passerella che doveva essere provvisoria, che è diventata definitiva e che di recente è stata sistemato perché anch’essa in precarie condizioni.

 

 

 

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