VERBANIA - 23-05-2025 -- È bastato un incidente stradale in un altro punto nevralgico per mandare letteralmente in tilt la viabilità di mezza provincia, mostrando la totale assenza di coordinamento di enti territoriali e forze dell’ordine nella gestione di un problema che i cittadini percepiscono come sempre più pressante.
Quanto accaduto ieri pomeriggio in uscita da Verbania si riassume con una sola parola: il caos. Attorno alle 15,30 si è verificato un sinistro stradale all’inizio della statale 34 del Lago Maggiore, sul ponte che collega Gravellona Toce e Verbania. L’intervento di 118, vigili del fuoco, Polstrada e delle autorità preposte ha risolto l’emergenza con il soccorso prestato alla persona rimasta ferita, con i rilievi e lo sgombero della strada, e il ripristino della circolazione.
L’incidente s’è verificato all’inizio della stagione turistica – i cui numeri sono costantemente in crescita da anni – e nell’unica arteria di accesso a Verbania (e di transito da e per la Svizzera) libera, perché sul ponte del Toce a valle, tra Feriolo e Fondotoce (raccordo tra statale 33 e 34, la cosiddetta “bretella”), sono in corso da tre settimane – e lo saranno per altre due – lavori al viadotto che limitano il passaggio a una sola corsia di marcia che Anas ha deciso di regolare con un senso unico secco Feriolo-Fondotoce, che da lunedì si invertirà.
Le conseguenze alla circolazione di quell’incidente sono state devastanti. La coda a Verbania arrivava, sulla litoranea, sino a via Vittorio Veneto, davanti alla caserma dei carabinieri; in via Repubblica a Trobaso, al ponte del Plusc nella direttrice di Renco, persino a Possaccio, con la naturale conseguenza di ostruire anche la viabilità interna alla città.
Per oltre due ore tutti a passo d’uomo, senza indicazioni di sorta, né con autorità (polizia locale, carabinieri, polizia o altro) a gestire il transito, perlomeno non per tutta la durata dell’emergenza, che s’è protratta sino all’ora di cena. Significativo di questo cortocircuito istituzionale il caso della provinciale Fondotoce-Mergozzo, che numerosi automobilisti hanno scelto per salire verso l’Ossola una volta scesi da Bieno. Non avvisati da alcun cartello, si sono ritrovati in coda al semaforo del centro del borgo lacuale (una strettoia in cui due auto affiancate non passano) per un paio di chilometri mentre, dal lato opposto, non circolava praticamente nessuno. Il semplice spegnimento del semaforo e l’impiego di due uomini ai capi dello stesso che lo regolassero manualmente avrebbe semplificato la vita a tutti.
Gli incidenti possono accadere, e per fortuna questo non ha avuto gravi conseguenze; e i lavori alle strade si devono effettuare, ma ci si domanda il come. Perché se ormai è acclarato che i cantieri (come quelli della statale 34 tra Ghiffa e Cannobio, che peraltro sono in attesa delle due gallerie paramassi che richiederanno la chiusura totale dell’arteria) sono il sintomo di una viabilità strutturalmente arrivata al limite per il numero di veicoli che transitano annualmente sul Verbano, particolarmente d’estate, ci si interroga sulle modalità degli stessi.
In molti ieri si sono sfogati, anche sui social network, del fatto che le lavorazioni tra Feriolo e Fondotoce non siano, utilizzando un eufemismo, frenetiche e che, quindi, si potrebbe fare di più. In effetti questo è il tema, e non può essere legato ai costi di una o due squadre in più o di lavorazioni notturne, perché anche il traffico ha costi notevoli: le ore di lavoro perse, il carburante, i costi ambientali delle emissioni di centinaia di veicoli che procedono a passo d’uomo, lo stress, e il rischio che corrono, per esempio, i mezzi di soccorso imbottigliati in caso di emergenze.
Al di là di ciò manca una macchina organizzativa che raccordi i vari enti nel caso di situazioni simili, la cui gestione è stata francamente improvvisata.


