VERBANIA - 18-05-2023 -- Per quelle due auto d’epoca, una Mercedes 190D del 1958 e una Austin Ten del 1947, aveva pagato 10.000 euro tramite bonifico. Le aveva acquistate dal fratello, più per avere qualcosa di concreto in mano al posto di dargli -per solidarietà, per ragioni di parentela- altro denaro in contante, di cui aveva sempre necessità e che chiedeva al congiunto. Le due vetture d’epoca, inserite nel registro delle auto storiche, non provenivano però dall’Italia, bensì dalla Romania, e per poterle utilizzare era necessario regolarizzarne la posizione. Andava fatta una pratica di nazionalizzazione, come viene chiamata in gergo tecnico alla Motorizzazione civile. L’acquirente, ricevuti i documenti, dopo aver chiesto a voce che tutto fosse in regola (perché, in fondo, dubitava del fratello), li consegnò a un’agenzia di pratiche auto, che li caricò sul sistema telematico della Motorizzazione. Scaricati da un funzionario a Domodossola, risultarono alterati. Non erano stati sottoposti alla periodica revisione, anche se a mano era stato scritto il contrario sulla carta di circolazione. La modifica non era questione di poco conto perché, per poterle targare, avrebbero dovuto passare un esame stringente e costoso a Torino.

La segnalazione venne mandata alla Polstrada di Verbania, che aprì un fascicolo con l’ipotesi di falso e che, anziché indagare il solo proprietario dei mezzi, coinvolse anche l’acquirente, il fratello. Questi, imprenditore cusiano di 60 anni, s’è visto così recapitare un decreto penale di condanna che ha appellato, finendo a processo. Al giudice Marianna Panattoni ha raccontato di essere totalmente ignaro dell’alterazione, di aver chiesto lui all’agenzia di pratiche auto di svolgere ogni verifica, di non aver nemmeno mai avuto il possesso delle auto (comunque pagate), e di essersi limitato a presentare il libretto di circolazione così come l’aveva ricevuto. È stato lo stesso pm Anna Maria Rossi a chiederne l’assoluzione, accordata dal giudice.