VERBANIA - 03-05-2023 -- La scintilla era stata, come spesso accade in fatti di questo genere in discoteca, un cocktail versato per terra. Era bastato poco, nel gennaio del 2020, affinché la serata al Trocadero di Domodossola diventasse “movimentata”. Un avventore, che s’era fermato a soccorrere un altro uscito dolorante con un’escoriazione al volto, aveva chiamato il numero d’emergenza e sul posto, a lite ormai finita, erano arrivati i carabinieri.

Da quella segnalazione, nonostante nessuno sia andato in ospedale, né sia stato visitato o refertato, è nata un’indagine che ha portato più di 10 persone a processo per rissa. Sono coloro che le forze dell’ordine hanno identificato, raccolte le testimonianze dei presenti, come autori del parapiglia. La buona parte di essi ha patteggiato ed è uscita dal dibattimento, che s’è chiuso oggi di fronte al giudice Beatrice Alesci con tre assoluzioni. È stato lo stesso pm Anna Maria Rossi a riconoscere che non vi è prova certa che abbiano partecipato alla rissa, non ripresa dalle telecamere perché avvenuta in un punto sprovvisto di videosorveglianza. Non è stata una rissa – ha sostenuto per uno degli imputati l’avvocato Claudio Rapetti Lombardo, essendosi trattato semmai d’una aggressione a cui altri hanno risposto e, quindi, riconducibile eventualmente alle lesioni (non denunciate). “Il mio è stato colui che ha chiamato i carabinieri” - ha fatto notare l’avvocato Marisa Zariani, provocatoriamente sostenendo che, visto come è andata a finire (s’è trovato a processo), consiglierà d’ora in poi ai suoi clienti di non telefonare e di andarsene subito. Stessa posizione per il terzo imputato, difeso dall’avvocato Luca Rossi. Tesi, queste, sposate dal giudice che li ha assolti.